Poi ce ne dimentichiamo in fretta, di questa cosa. Molto in fretta. Ché il giudizio, il pregiudizio e lo stereotipo agevolano tutto “degli e negli” uomini, sinapsi ed azione, immagine e rappresentazione e, infine, cultura. Cultura, ovvero sedimentate idee e pratiche sul mondo e su noi e gli altri nel mondo, bussola che guida.
Cultura della distanza dall’altro, abbiamo creato: razzismo, xenofobia, odio, violenza verso il diverso, l’altro da noi. Questo siamo riusciti a creare in Occidente. Per banali ragioni di voto, a volte. Per banali ragioni di profitto, in altre. Ma che sia un politico o un direttore di giornale a godere dell’uno o dell’altro cibo impastato di insano prestigio, rimane intatta la questione del “che fare”. Che fare noi tutti, collettivamente, rispetto al massacro degli ultimi e degli esclusi, massacro fisico o mediatico. Chè genera danni immensi, l’uno e l’altro.
Poco o niente, si può fare. Ma, come dice Cavalli-Sforza, “se non siamo in grado di rendere più vivibile la società di cui facciamo parte, che ci stiamo a fare qui?”.
Allora, per smentire – almeno parzialmente e nelle cose peggiori – chi come Eschilo scriveva “quanto e come i morti seppelliscono i vivi”, quello che si può fare è raccontare l’importanza della differenza e l’essenza dell’eterno movimento.
Ché l’evoluzione umana si alimenta dell’uno e dell’altro, da sempre. E da sempre e per sempre l’uomo si muoverà per terre diverse, alla ricerca ogni volta di mete diverse e in fuga, ogni volta, da dolori diversi. Ma si muoverà, sempre, travalicando e violando qualsiasi barriera venga posta dinanzi alle sue ambizioni.
Alla politica rimane il compito di rendere sostenibili questi movimenti, per tutti: ospiti e migranti. Ai centri di creazione, diffusione ed educazione culturale, rimane il grave compito di non dire bugie sull’eterno, continuo, inarrestabile movimento umano. A dispetto di ogni barriera o freno. Essere consapevoli della cose, insomma.
Perché sia Zo WE ZO, anche nel movimento.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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