Si chiama Zarriel Trotter e ha tredici anni, per gli amici semplicemente Zari. Lui vive a Chicago, una città dura, cattiva, violenta: 131 morti per omicidio nei primi mesi dei 2016. Oltre 600 le sparatorie nella zona ovest investita da gang rivali. Negli Stati Uniti d’America, esportatori a piene mani di democrazia e felicità, nella capitale dell’Illionis, nella terza città per popolazione di tutti gli USA dopo New York e Los Angeles, si fanno i conti con una violenza estrema, con morti ammazzati e gente che ha paura. Zari era diventato, suo malgrado, un’icona. Era stato protagoinsta di un video trasmesso su You tube nel quale, da ragazzino di 13 anni diceva: “Non voglio continuare a sentire la gente che viene colpita, che viene uccisa”. Tutto questo a Chicago e non nei fronti di guerra della Siria, Libia o Afghanistan. In una città opulenta dove occorre stare attenti a non essere nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. Zari è rimasto vittima di un regolamento di conti per bande del suo quartiere e un proiettile vagante lo ha colpito. Adesso è in grave condizioni in ospedale. Gli imponenti grattacieli, John Belusci, Walt Disney, Barack Obama, Saul Bellow, Harrison Ford, sono solo alcune delle persone legate a questa città dove in certe zone è diventato facile morire. Zari, a suo modo, è l’emblema di una città respingente, non a misura dei ragazzini. Negli Stati Uniti e nell’occidente in genere l’infanzia è, per fortuna, la fascia d’età più rispettata. I bambini sono il nostro futuro: debbono saper crescere in un luogo dove esiste la possibilità di essere sereni, di poter disegnare, ognuno con le giuste possibilità, la propria vita. A Chicago, a quanto pare questo non sempre è possibile. Zari, il triste protagonista di questa storia è la dimostrazione che non sempre è possibile coniugare democrazia con coerenza. In questa grande contraddizione gli Stati Uniti d’America sono, purtroppo, dei maestri. Auguriamo a Zari di poter continuare a vivere felicemente nella sua Chicago e dimostrare che le armi sono un pessimo affare per risolvere le questioni. Però, a pensarci bene, il problema gira sempre intorno ad una strana parola: “business” e il piccolo Zari contro la lobby delle armi, contro chi vuole il suo popolo armato fino ai denti e contro chi disegna Biancaneve e Cappuccetto Rosso con un mano un mitra non potrà fare molto. In fondo, come diceva Gaber, gli americani sono rimasti, sotto sotto, sempre un po’ cowboy.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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