Mi pare che i giornali italiani non dicano molto sulla scomparsa di Zaki Ahmed Yamani, ex ministro del petrolio saudita che in Sardegna trascorreva le sue estati dalla fine degli anni Settanta. Strano, qualche ricca pagina di ricordo me la sarei aspettata. Pensavo ad una commemorazione ampiamente preparata con gli usuali coccodrilli, visto che si sapeva da tempo che “il ministro” stava male.
“Il ministro”, qui lo chiamavano tutti così. E nel racconto, spesso stucchevole ed agiografico, delle personalità della Costa, il Ministro un capitolo lo merita tutto. Yamani era una personalità, non un personaggio. Non uno di quei figuranti alla ricerca di attenzione, ma una star di prima grandezza della politica mondiale che decise davvero, con le sue trame, i destini del mondo. Che lo si ricordi solo con qualche trafiletto o affatto è, di per sé, una notizia.
Ministro del petrolio dell’Arabia Saudita dal 1962 al 1986, primo consigliere di re Faysal, si dice fosse stato uno dei primi promotori del blocco petrolifero del 1973. Avevo due anni, nel 1973. Quelli un po’ più grandicelli mi raccontano che al paese, la domenica, si stendevano sull’asfalto del viale Costa Smeralda, perché la crisi del greggio aveva imposto lo stop al traffico e le strade erano libere da auto. E mentre i ragazzi di Arzachena si riappropriavano dei loro spazi, uno degli artefici indiretti di quel divertimento trattava l’acquisto di un terreno a Romazzino, altro angolo del Comune travolto dal boom turistico.
Si trovano in rete foto di ogni età, in cui Yamani divide la scena con Nixon, Kissinger, l’Aga Khan, Bush padre e via dicendo. Yamani in Sardegna ci veniva davvero perché convinto che fosse la terra più bella del mondo. Lo disse a me, personalmente, in un’intervista che mi concesse nel 2003, nella villa di Romazzino dove nessun giornalista era entrato prima. Quest’ultimo dato non l’ho riportato per dimostrarvi di quanto io sia bravo e capace. Non fui bravo e capace e il motivo per cui ebbi quell’intervista fu un altro.
Lavoravo ad un documentario sulla storia della Costa Smeralda e avevo raccolto molte testimonianze. Mi venne in mente, ma era un’idea pazza, che potessi chiedere un colloquio al Ministro, idea pazza perché tutti ne conoscevano la riservatezza. Mi rivolsi ad Aldo Deiana, altro protagonista di questa storia: un tempiese che conobbe Yamani a metà degli anni Settanta e della sua residenza sarda diventò responsabile per i tre decenni seguenti.
Il sì arrivo dopo diversi mesi e un anno dopo registrammo l’intervista, dopo aver superato vari controlli di sicurezza tra una sala e l’altra di villa Seralia. Trovai un uomo grassoccio, elegantissimo, dalle maniere garbate, col sorriso appagato di chi non ha più molto da chiedere dalla vita. Il sì arrivò perchè Yamani voleva parlare della Sardegna e non di politica. E, a quanto compresi, nessuno gli aveva mai chiesto un colloquio nelle sue vesti di turista in Sardegna.
Ma lui moriva dalla voglia di dichiarare il suo amore. Mi raccontò del terreno acquistato a Romazzino da Henry Ford II, nel 1974. E del fatto che lui aveva visto il mondo intero, ma per lui non c’era posto migliore al mondo di quel pezzo di terra con vista su Mortorio, l’isola che nel 1953 il tabaccaio Luigino Demuro aveva venduto per tre milioni e mezzo di lire al padrone delle Acque San Pallegrino, Kerry Mentasti. Dal 1978 e fino allo scorso anno, Yamani ha trascorso ogni estate in Gallura. Anche lo scorso anno, seppure ridotto su una sedia a rotelle e con quattro infermieri ad assisterlo.
Lo so, direte che è la solita storia del potente che soggioga l’indigeno, lo irretisce col suo denaro e la sua fama e blandisce il sardo spiegando al sardo quanto sia bella la Sardegna. Ma Yamani non aveva bisogno di pubblicità e consenso, anzi i riflettori lo infastidivano. Però andarsene in giro per i luoghi più popolari gli piaceva, con Aldo e collaboratori al seguito, sapendo che difficilmente la gente lo avrebbe riconosciuto.
Una volta chiese di visitare il mercato rionale di Olbia. Tra una bancarella e l’altra posò lo sguardo su una mastodontica poltrona in vimini, sulla quale si abbandonò apprezzandone la comodità. Ne contrattò l’acquisto, che però non andò in porto: non ne voleva una, ne voleva ventidue. E l’ambulante aveva solo quella esposta, sulla quale Yamani aveva posato le chiappe. Mai avrebbe immaginato che il Ministro del petrolio saudita sarebbe piovuto da lui, quella mattina, commissionandogli un ordine così impegnativo. Mentre il mancato acquirente si allontanava, l’uomo imprecava sull’affare sfumato che gli avrebbe sistemato, in un colpo solo, l’intera stagione. Piccole storie. Ma credo che anche queste piccole storie siano parte della nostra Grande Storia.
Un saggio dell’intervista: https://www.youtube.com/watch?fbclid=IwAR2qoq0j4383VBYOwTnVGBT-yRt7zwb71Om9Jn-yBPpEoahtW-FOPf_WZ_U&v=wBhQpFW9ZXE&feature=youtu.be
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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