La prima strage di Nativi di cui si ha notizia certificata fu ad opera degli inglesi giunti in Virginia. Per ingraziarsi il capo dei Powhatan, Wahunsonaoook, gli inglesi lo incoronarono re affinchè costringesse il suo popolo a lavorare per fornire di cibo i coloni. Esitò, poi si convinse che il bianco era buono dopo che John Rolfe sposò sua figlia, Pocahontas. Morto Wahunsonaoook, i Powhatan insorsero contro gli inglesi, ma fecero i conti con la potenza delle loro armi e in breve tempo degli 8.000 Powhatan ne rimasero meno di mille. E fu così per tre secoli, con l’invasione di milioni di europei, che per ogni acro di terra rubato inflissero distruzione, sterminio e oltraggio e quasi sempre in nome del Signore. Quando distrussero il villaggio Pequod, sul Mystic River, uccidendo 600 persone, gli inglesi esultarono gridando alla grazia di Dio. L’olandese Peter Minuit, comprò l’isola di Manhattan in cambio di ami e collanine di vetro e con la stessa moneta continuò a derubare i Nativi delle loro pelli pregiate, mentre Willem Kieft pretese prima un tributo ai Mahican, poi inviò i soldati per annientarli insieme ai Raritan, facendo a pezzi i corpi e bruciando i loro villaggi. Nella Nuova Inghilterra, 1675, i coloni incoronarono “re Filippo di Pokanoket”, Metacon, capo dei Wampanoag, ma lui non si lasciò ingannare dalle false lusinghe e cercò alleanze con i Nerragansett e altre tribù, opponendosi alla loro espansione. Gli Inglesi li annientarono e la testa di “re Filippo” rimase esposta al pubblico a Plymouth per 20 anni e sua moglie e il figlio venduti come schiavi nelle Indie Occidentali. Fu così per i Miami sterminati in Ohio. Nell’Illinois, 1812, dei Saux e i Fox messi in fuga resistette solo Falco Nero e a lui si unirono gli Winnebago, i Potawotami e i Kickapoo. Quando Falco Nero venne catturato, 1832, fu imprigionato e mostrato ai curiosi; dopo la sua morte, il neo governatore dello Iowa fece recuperare il suo scheletro e lo espose come elemento di arredo nel suo studio. Dei genitali dei 300 Cheyenne e Arapaho sterminati sul fiume Sand Creek nel 1864, i soldati ne fecero borse per il tabacco. Fu così in tutto il territorio americano, tra migliaia di massacri e l’inganno di oltre 500 trattati siglati e violati. Quello che non fecero le armi lo portarono a termine morbillo e vaiolo, quest’ultimo diffuso anche con coperte infette degli ospedali che invece di bruciarle venivano “date in dono” alle tribù. Oltre 30 milioni di bisonti vennero uccisi allo scopo di eliminare una basilare fonte di sostentamento dei Nativi: alla fine del XIX secolo erano rimasti solo alcune centinaia di capi.
L’ultimo massacro dell’immane genocidio avvenne il 29 dicembre del 1890, 129 anni fa. Quattordici giorni prima, Toro Seduto era stato ucciso nella riserva di Standing Rock. Giorni appresso, nel suo accampamento Lakota Miniconjou, Si Tanka, Piede Grosso, seppe dell’uccisione del grande Capo Lakota e avvertito il pericolo radunò la sua gente, 120 uomini e 230 tra donne e bambini, e si mise in marcia diretto alla riserva di Pine Ridge per cercare la protezione di Maḣpíya Lùta, Nuvola Rossa, ultimo dei grandi capi. Nella notte tra il 28 e il 29 dicembre vennero intercettati dalla cavalleria del 7° Reggimento e condotti in un accampamento militare sul torrente Wounded Knee. Nel freddo mattino del 29 dicembre vennero requisite le loro armi e durante l’operazione parti un colpo. Il fuoco delle carabine e di quattro cannoni fu immediato e fu massacro. Dei 350 Lakota Miniconjou, se ne salvarono 51. Centocinquantatre cadaveri erano donne e bambini. Il corpo di Piede Grosso e degli altri Lakota uccisi, ridotti a statue di ghiaccio, rimasero insepolti per tre giorni prima di essere gettati in una fossa comune. Su carri scoperti furono caricati i Lakota feriti (quattro uomini e quarantasette tra donne e bambini), giunsero a Pine Ridge che era già notte. Era il quarto giorno dopo Natale. Quando i pochi corpi straziati furono portati al coperto, nella chiesetta; alla luce delle candele, quelli ancora coscienti potevano vedere tra le travi del soffitto campeggiava uno striscione con la scritta: pace in terra agli uomini di buona volontà. Gli ufficiali responsabili della strage furono ricompensati con venti medaglie al valore militare.
Delle oltre 1000 tribù e gruppi etnici ufficialmente riconosciute ne sono rimaste 566 (Bureau of Indian Affairs) 434 non esistono più. Delle oltre 1000 lingue e idiomi, ne sono rimaste 269. Si presume fosse 20 milioni (altre stime meno attendibili hanno una forbice tra 7 e 100 milioni) il numero di Nativi stimati all’epoca del primo contatto con i bianchi. Secondo lo studioso Russel Thornton, l’olocausto dei Nativi americani è stato di 18 milioni di individui.
Nel primo conflitto mondiale l’America mandò in guerra 8.000 “pellerossa” e solo nel 1924, il Congresso, concesse ai Nativi, abitanti di quella terra da 13mila anni, la cittadinanza americana.
“Lassù, nella neve, morì il sogno di un popolo. Il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro, e l’albero sacro è caduto.” (Alce Nero).
[fonti: North Dakota Historical Society, Smithsonian Institution; Seppellite il mio cuore a Wounded Knee, Dee Brown; Storia degli indiani d’America, Philippe Jacquin; nella foto,Si Tanka, Piede Grosso)
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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