A volte si ritorna sul luogo del delitto. Per rivedere le orme e le eventuali tracce che ci abbiamo lasciato la prima volta. Per l’ebrezza di ripercorrere le vecchie strade con i colori ormai “vintage”. A volte si ritorna per capire se poi tutte le scelte successive sono state in qualche modo partite da quel luogo e da quel delitto. A volte si ritorna per comprendere quanto eravamo giovani, diversi e probabilmente migliori. Enrico Ruggeri deve aver pensato questo quando ha deciso insieme a Silvio Capeccia e Fulvio Muzio di riproporre il gruppo storico dei “Decibel”. Si ritorna al passato o forse si riparte da quelle sonorità tipicamente punk e figlie di quegli anni. E’ sempre difficile ripetere ciò che è stato: si può migliorare e si può peggiorare ulteriormente. Molti scrittori hanno provato a riscrivere il loro primo romanzo fallendo miseramente. Una volta Alberto Moravia disse che il suo primo libro “gli indifferenti” era così perfetto che nel corso degli anni fu impossibile migliorarlo. I Decibel sono ritornati e hanno prodotto “Noblesse obblige” una serie di bani decisamente interessanti. La voce di Enrico Ruggeri si è negli anni incupita ed è passata dal giallo imprevedeibile al noir cupo romantico. Rock che gira intorno a molte canzoni e la riproposizione di due pezzi antichi (Contessa e Vivo da re). Il risultato è sorprendente in senso positivo. I pezzi sono ben scritti, ben suonati e ben cantati. Su tutti suggerisco “La bella e la bestia”, “Universi paralleli” (bei pezzi di assolo di una chitarra addolcita alla Dire Straits e piccoli cori che ricordano arie vicino ai Queen). “Noblesse obblige”, il singolo che da titolo all’album, è troppo figlia dell’ultimo Ruggeri quello, per intenderci, vicino allo swing e con la voce che raccoglie emozioni.
A volte si ritorna sul luogo del delitto. I decibel hanno fatto molto bene a rifare, anche per gioco, questo piccolo refrain. Ne ha guadagnato Ruggeri, la musica e il ricordo di essere ancora “giovanilisti” e fortemente “rockettari”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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