Per capire dobbiamo immaginare. Dobbiamo immaginare di scavalcare un ostacolo che si trova più in alto di noi. In questo caso, dobbiamo immaginare che l’ostacolo si trovi 23 centimetri più in alto della nostra testa. E dobbiamo immaginare di saltare l’ostacolo senza toccarlo. Prepariamoci, guardiamo quell’asta a 23 centimetri sopra la testa e concentriamoci.
Oh, lei voleva ballare, amava la danza. Ma misurava 1,78 e uno dei responsabili dell’Arena di Verona la scartò proprio per quel motivo. Troppo alta. E siccome era pure troppo orgogliosa per rinunciare a eccellere, si guardò intorno e si dedicò a quell’asticella.
Ecco, concentriamoci, proviamoci almeno. Intorno c’è un sacco di gente che aspetta, non è facile. C’è un’asta orizzontale piazzata a 2 metri e 1 centimetro da terra. E un tratto di pista che ci separa, per la rincorsa. Ci sono tre tentativi. Guardiamo a terra per non pensare, guardiamo l’asta per sfidarla. Partiamo piano, calibriamo la falcata. Perché la falcata deve essere calibrata, per arrivare con la gamba giusta nel punto giusto.
A Brescia, nel 1978, stabilisce il nuovo record del mondo. 2,01. Un centimetro in più di quanto la grande rivale tedesca, Rosemarie Ackermann, riuscì a fare un anno prima. Non male per una che, per allenarsi, doveva attendere la fine degli allenamenti del Verona calcio. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca 1980, argento a Montreal ’76 e Los Angeles ’84. Il suo primato italiano resistette per 36 anni.
Partiamo, dunque. Una corsa breve e curva, l’asticella si avvicina ed è sempre ben sopra la testa. Rincorsa, stacco, volo, atterraggio. La gamba si ferma nel punto esatto, il corpo sale, la schiena si flette assaporando il brivido dell’asta che la sfiora, che ondeggia pericolosamente ma che, infine, resta appesa ai due punti d’appoggio. 2,01. Record del mondo. Era il 1978, a Brescia, un meeting di atletica al quale la Rai non aveva dato peso. A riprendere l’evento c’era solo un’emittente locale. Per fortuna.
Nel 1972 partecipò alle Olimpiadi di Monaco, piazzandosi sesta con 1,85 ma stabilendo il nuovo record italiano. Di quell’esperienza ebbe a dire: “Mi accorsi che per me l’atletica era un gioco, ma che le altre avevano dietro preparazione specifica e programmi, allora tornai a casa con altri propositi. Mi dissi che con altri tre centimetri sarei salita sul podio. Valeva la pena di fare sport seriamente. Ma naturalmente nel nostro paese mancavano strutture e mentalità. L’ambiente era tradizionale e maschilista: prima venivano gli uomini, gli atleti, le loro necessità, poi, se c’era spazio, toccava noi”.
Buon compleanno, Sara Simeoni. Alla tua esultanza pura, spontanea, per niente muscolare e assolutamente gioiosa che, a rivederla oggi, sembra talmente irreale da lasciare senza fiato. Come una bimba alla quale sia stato fatto, a sorpresa, il regalo desiderato.
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