Non amo il tifo da stadio, che ti costringe obbligatoriamente a schierarti sempre e ad ogni costo e, soprattutto, a farlo subito, senza pensarci troppo. Non amo quelli che inneggiano alla vendetta e giustificano alcune morti; non amo tutti gli imbecilli di ogni razza e colore e neppure quei visionari e martiri dell’odio e del terrore. Non riesco a comprendere perché ci sono uomini che riescono a capire tutto in un attimo e quando li costringi a riflettere dicono sempre quelle strane frasi: “E’ tutto marcio”, “Tutti rubano” “I neri sono tutti sporchi” “gli islamici sono tutti terroristi”. Non li amo perché qualche anno prima dicevano: “I sardi sono tutti sequestratori”, “I napoletani tutti ladri” “Roma ladrona” dimostrando di essere poveri di spirito ed intolleranti ma, sopratutto, incoerenti. Li ho visti spararsi le vacanze in Sardegna, mangiare la pastiera napoletana e sedersi saldamente su una poltrona, a Roma. Non amo quelli sicuri, presuntuosi e arroganti, sempre pronti a giustificare le malefatte degli amici e chiedere la pena di morte per chi non è dalla loro parte. Fateci caso: alcuni andavano a Dubai o in Kenia per divertimento e adesso vorrebbero bombardare tutta l’Africa e metà dell’Asia. Perché è chiaro: “Sono tutti terroristi”. Non amo quel cinismo che accompagna le nostre giornate opulente, quell’egoismo sdrucciolo che non ci porta a lasciare cinquanta centesimi a chi ce li chiede e diamo invece due euro per il gelato o la pizza al nostro figlio destinato all’obesità. Non amo chi ha paura, chi promette il perdono certo o chi troppe vergini in un altro mondo che verrà. Non sopporto chi divide la vita in inferno o paradiso e non riesce mai a capire che solo mischiando i colori si costruiscono le sfumature. Non mi piacciono questi giorni lividi, questi nuovi crociati e queste crociate, ognuno a difendere la propria sacra scrittura. Comincio a non sopportare tutti i fedeli invasati di ogni tipo e natura. Sono tempi dedicati all’odio ed è per questo che dovremmo cominciare a ragionare, a guardare le orme che lasciano i nostri piedi e provare a capire dove siamo diretti e se siamo davvero sicuri della direzione. Per il resto: libera nos, Domine!
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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