Ormai non sopporto più la dietrologia, sarà forse un effetto dell’età. E quindi sentir dire che a dettare all’Oms il verdetto sulla pericolosità delle carni rosse siano state le più svariate lobby – ognuno, a piacimento, ne nomina una diversa – fa davvero cadere le braccia. Ho sempre mangiato e sempre mangerò carni rosse ed insaccati, mai mi priverò di un piatto di jamon iberico quando avrò occasione di gustarlo. Ma uno scienziato deve semplicemente far conoscere verità scientifiche cui è pervenuto attraverso i suoi studi. O dovrebbe forse tacere per non far infuriare le organizzazioni di settore, che agitano la minaccia di centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio se, per effetto di queste rivelazioni, togliessimo la carne dai nostri menu? Se così fosse, dovremmo anche tacere sugli esperimenti militari, dal momento che eliminare le servitù potrebbe mettere a rischio molti posti di lavoro. Tutto ciò che facciamo comporta un rischio, anche attraversare la strada per andare all’erboristeria dove acquistiamo l’infuso biologico privo di controindicazioni. E ogni cibo è potenzialmente pericoloso (a proposito di carni bianche: e con i polli ingrassati in batteria e ingozzati di antibiotici come la mettiamo?). Tra sapere e non sapere, io preferisco sapere e scegliere consapevolmente cosa fare della mia vita. Vi saluto, vado a farmi un panino salsiccia e cipolle al caddozzone.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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