Ho sempre pensato che le opere d’arte siano una sorta di passerella che conduce all’anima di chi che le ha create. Osservando le fotografie di Vivian Maier questa sensazione è amplificata e resa ancora più eccitante dalla sua inconsapevolezza. Non sapeva di aver abbondantemente superato il confine al di là del quale si estendono le praterie del genio.
Vivian Maier era ed è rimasta fino alla morte una bambinaia. E tutto ciò che la sua Leica ha immortalato è diventato patrimonio dell’umanità grazie a una curiosa sequenza di eventi.
Un giovane giornalista, John Maloof, a caccia di foto d’epoca della sua Chicago alla quale intende dedicare un libro, acquista all’asta per poche centinaia di dollari una scatola di negativi. E’ il 2007. A Vivian Maier restano due anni di vita. Maloof capisce di avere tra le mani qualcosa di speciale; cerca, trova e ricompra altre casse di foto e negativi appartenute alla bambinaia e battute anch’esse all’asta. Dà il via alla complessa ricerca di questa donna, di cui nemmeno Google conosce l’esistenza trovandola, infine, incastonata in un necrologio. Vivian Maier è morta in pace il 21 aprile del 2009. Inconsapevole, a un passo dalla celebrità.
Ed è questa storia che si aggira nella mente mentre osservi i volti della gente, gli scorci, le scene di vita quotidiana di New Tork, Chicago, Los Angeles degli Anni ’50 e ’60 attraverso gli occhi di Vivian Maier. E pensi alla genialità di certi autoritratti (oggi li chiamiamo selfie) quasi rubati, complici specchi e qualsiasi cosa potesse riflettere questa donna dallo sguardo sempre serio, in fondo consapevole di dover cercare il meglio dal rapporto tra la sua immaginazione e la macchina che porta appesa al collo.
Al Man di Nuoro (grazie di esistere) è allestita la prima mostra italiana di Vivian Maier. Ci sarà fino al 18 ottobre. Che siate o meno appassionati di fotografia, visitatela. Non capita ogni giorno di nutrire le nostre anime di frammenti di vita irripetibili, catturati e resi eterni da un clic e sottratti all’oblio perché, ad aprire quella scatola, è stata la persona giusta. Come se il destino si fosse divertito a giocare con Vivian Maier. Si, mi piace pensarlo.
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