Io, lo preciso subito, alla festa di San Valentino non ci ho mai creduto. Però. Non ho mai creduto a quelle cose mielose fatte di cuoricini e affetti che durano un giorno, quelle scatole di baci che si divorano in un attimo e poi è tutto finito. Però. Non ho mai creduto alle promesse eterne, agli abbracci davanti ad un tramonto, all’essere solo noi, piccioncini sempre teneri e assorti, passerotti che non devono mai andare via. Però. Non ho mai creduto a quei ritornelli tutti rosa e fiori, quei ti amo regalati al vento, in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Però. Non ho mai creduto che la vita di coppia, qualsiasi coppia beninteso, possa essere sempre fatta di “amore come ti amo”, “quanto sei unica”, “come sei bello”, “come te nessuno mai”. Però. Non ho mai creduto che un santo possa essere il patrono degli innamorati e che li segua tutti i giorni e li aiuti e li protegga. Però. Però sarebbe bello che quella scatola di cioccolatini servisse per riunire un discorso lungo una vita, che quel cioccolato fosse il punto di partenza e non quello di arrivo di un sodalizio vero, reale, intenso. Sarebbe bello che gli abbracci durassero anche dopo la visione di un tramonto e fossero per tutti, per chi fugge da una guerra, per chi si aggrappa ad uno scoglio, per chi ha perso tutto alle slot machine, per chi rientra da un permesso premio e varca volontariamente le soglie di un carcere, per chi ha scoperto di avere un tumore, per chi ha saputo di aver perduto un lavoro. Sarebbe bello che quei ritornelli tutti rosa e fiori abbracciassero anche chi non ha più voglia di scommettere con la vita, con chi continua a cercare una soluzione, che quelle strofe, quei ritornelli fossero per tutti gli amori del mondo, un arcobaleno immenso e forte. Non ho mai creduto che un santo possa essere il patrono degli innamorati perché bisogna apprezzare tutti gli amori in maniera sconfinata e qualcuno, invece, preferisce nascondere, preferisce rintuzzare, preferisce indottrinare, tentando goffamente di spiegare che l’amore è solo quello che è stato deciso. Da loro. Però, a questo punto, il buon San Valentino, di cui si conservano alcune reliquie anche in Sardegna, precisamente ad Ozieri, potrà tranquillamente tralasciare alcune considerazioni di pochi per dare lo spazio ai molti che si amano. San Valentino riuscirà ad abbracciare tutti: quel sangue conservato ad Ozieri servirà a scaldare gli animi delle coppie, di tutte le coppie che l’amore ha deciso di costruire. Buon San Valentino a tutti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design