Il termine sentinelle viene dal vocabolo marinaresco sentina. Per chi è pratico di cose di mare, la sentina è la parte più bassa nello scafo di una nave o di una barca. È quella in cui, per capirsi, si raccolgono i liquami prodotti dalle attività di bordo, se questi non vengono convogliati in altri ambienti. La sentina è anche il punto più delicato della nave o per lo meno quello a cui è più necessario fare attenzione, perché sta sotto la linea di galleggiamento. In altre parole, se la nave urtasse contro uno scoglio e lo scafo dovesse bucarsi o lesionarsi in corrispondenza della sentina, è proprio da lì che l’immensità del mare inizierebbe ad entrare, facendo affondare l’imbarcazione con tutto il carico e l’equipaggio.
Per vigilare su questo rischio oggi esistono sofisticate apparecchiature in grado di controllare quel che succede sotto coperta. Ma nelle navi antiche, in mancanza di tecnologia, esistevano degli sventurati che venivano messi dentro le sentine a fare la guardia. Essi dovevano vigilare affinché neanche il minimo rivolo d’acqua pulita entrasse nello scafo, mescolandosi con quella sporca. Paradossalmente la loro funzione era far sì che la merda depositata nelle sentine non venisse rimestata da eventi improvvisi dovuti a agenti esterni, in grado di compromettere la tenuta di quelle bagnarole su cui avevano la sfortuna di essere stati imbarcati. Non solo, in caso di infiltrazioni d’acqua pulita dall’esterno, essi dovevano subito mettersi ad asciugare ributtandola in mare, garantendo così qualche altro miglio di navigazione a quel guscio pieno di deiezioni a cui avevano affidato le proprie vite. Essi, questi impavidi guardiani dei liquami, questi gelosi custodi di antichi escrementi, vennero presto ribattezzati sentinelle, dal luogo che ne ospitava le fatiche. L’unico lusso che veniva loro concesso, dentro quelle malandate cloache su cui vegliavano, era quello di poter viaggiare seduti.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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