Pensate ad un piccolo viaggio nel tempo, intorno al 1855 quando, a Sassari, arrivò il colera e il piccolo mondo di quel periodo si squarciò tra le autorità che non si muovevano e medici che tentavano di capire quell’ignota malattia. Poi, sedetevi su un divano a riflettere e provate ad immaginare come tutto questo sia stato raccontato sui giornali dell’epoca e vi renderete conto che state cominciando un fantastico viaggio del tempo e nel tempo che non cambia dove tutto – ma proprio tutto – è diverso ed identico a ciò che accade oggi: dalle cronache quotidiane, all’ingerenza della politica, al nascondere certe verità ad ingigantirne altre. Pier Giorgio Pinna è un ottimo Caronte, capace di navigare tra i virus e le censure e ci consegna un libro che solo apparentemente può essere catalogato come “istant-book” e ci racconta un pezzo di storia della nostra isola, dalla metà dell’800 ai giorni nostri e lo fa con maestrìa, arguzia del giornalista cesellatore, di chi le indagini le sa condurre, di chi sa porre le domande giuste, di chi ha il coraggio di dare certe risposte. Il libro “Virus & censure” è appena uscito per le edizioni “Mediando” nella collana “controcorrente” e dopo averlo letto si è davvero d’accordo nella scelta dell’ubicazione effettuata dalla bravissima e attenta editrice Simonetta Castia: è un libro coraggioso, intenso, un grandissimo pugno nello stomaco a chi, oggi, continua a pasticciare, nascondere, occultare con manierismo, a chi è diventato figlio dell’articolo “copia incolla” a chi si è scordato che il giornalista nella cassetta del mestiere ha due attrezzi fondamentali: la curiosità e le scarpe per andare ad osservare ciò che gli sta girando intorno. E’ un libro che scolpisce, con sicurezza, con forza e determinazione piccole grandi storie: quella di donne coraggiose come Amelie Posse o Anna Marri, prima imprenditrice dell’isola Asinara o Eva Mameli, imparentata con Goffredo e mamma di Italo Calvino. Tra il colera del 1855 e la spagnola del 1918 ci sono storie che si intrecciano come un giallo tutto da risolvere, come la donna trovata legata all’interno di una bara; un mistero che si risolverà solo nel 1981. Poi la malaria del 1950 che scandisce gli umori di un’isola che pare abbandonata da tutti. Ma ecco che, come nei grandi film americani appare lui, in una giornata di sole e senza pioggia, appare il Clark Gable della Brianza: Nino Rovelli e la Sardegna sembra svoltare. Pier Giorgio Pinna cammina sui dettagli e comincia a ricordare che la petrolchimica è un veleno, un virus che questa terra si porterà dentro sino a vomitare tristezza, rabbia, solitudine, fallimento. Dietro la Sir si scopriranno nuove patologie che tutti negheranno: ma a Portovesme, come a Porto Torres e Ottana si muore. Ecco il punto che fa girare tutta la storia: la sanità. Il nostro raccontatore attento ci trasporta negli anni settanta quando appaiono alcuni personaggi che si appropriarono della salute dei sardi: Armandino Corona il regista neppure tanto occulto insieme alle famiglie Lai e Floris, le innumerevoli riforme per cambiare tutto e non cambiare nulla: da Giorgio Oppi a Mariolino Floris. Una Sardegna in mano, per anni, ad un pensiero unico: quello democristiano. C’è anche la storia di un’altra epidemia, del rischio nucleare per le testate nascoste a La Maddalena, per ciò che è stato il divo Giulio Andreotti in quei giochi di potere. E si comincia a navigare nel mistero quasi onirico, si rischia di trovarsi in uno dei bellissimi romanzi di Murkami quando viene ricordato ciò che è stato Gladio, il ponte radio sulla strada Sassari Olmedo, sino ad arrivare a Quirra e a Volpe 132, il mistero dell’elicottero scomparso per il quale Pier Giorgio Pinna si è occupato insieme al compianto Piero Mannironi scoprendone i depistaggi, le manovre dei servizi segreti, il coinvolgimento di molte storie, scenari inquietanti tra il traffico di armi e stupefacenti. Tutto intorno alla Sardegna. Poi tutto pare appianarsi dentro il grande fallimento di una petrolchimica inutile e dannosa e Pier Giorgio Pinna ci trasporta nell’incubo di una nuova ed invisibile pandemia: l’eroina, l’Aids, i tanti giovani sardi che muoiono e a nessuno sembra interessare. Tranne che a qualche falso balente come Graziano Mesina che vede nel traffico degli stupefacenti una nuova e terribile strada. Le pagine dedicate all’iconografia di questo personaggio sono tra le più belle e chiare su ciò che è stato un grande bluff, di ciò che è stato un uomo mediocre, divenuto eroe per pura follia. Pier Giorgio Pinna ci conduce con esperienza sulle spiagge della nuova pandemia e ci ricorda insieme a Mark Twain che quando una bugia ha fatto il giro del mondo, la verità non ha ancora cominciato ad allacciarsi le scarpe. Ed è vero: è dalla peste del 1855 (ma anche prima, a dire il vero) che si vive di manipolazioni che oggi si chiamano “fake”, depistaggi, notizie disoneste, notizie gonfiate, notizie riluttanti e rivoltanti, notizie da scandagliare con attenzione. Ci vuole coraggio per scrivere e raccontare tutto questo e, oltretutto, bisogna saperlo narrare. Io, che sono un semplice assemblatore di storie ho amato moltissimo questo libro perché ha i tempi giusti e secchi del racconto, ha le pulsazioni della ricerca, ha la passione della scoperta e ha l’amore per la nostra terra. Il libro ha, inoltre, una bellissima introduzione di Eugenia Tognotti che analizza magistralmente la situazione dell’attuale pandemia raccontandoci ciò che sono state le altre catastrofiche crisi in Sardegna e come sono state (mal) gestite nei vari secoli, partendo dalla peste del 1656.
Pier Giorgio Pinna è un giornalista professionista dal giugno del 1981 ma anche questo è riduttivo. Come molti (mi ci metto anche io) ha lavorato nelle radio libere, in quella mitica Radio Sassari Centrale e si è sempre interessato alla cronaca ma anche al modo come questa si evolveva a livello mutimediale. Ha cominciato a lavorare alla Nuova Sardegna prima come praticante poi come reporter di nera e giudiziaria sino a diventare capocronista, caporedattore. Si è occupato del settore cultura e in seguito di attualità. Dal 1984 al 2015 è stato corrispondente per il quotidiano La Repubblica. Mi piace quello che scrive perché è sempre molto attento alla verifica delle notizie e molte storie raccontate in questo libro le ha seguite in prima persona negli anni in cui sono accadute. Lui era al centro di quelle cronache e il libro è il risultato di una profonda analisi. Davanti al libro “Virus & censure” potreste metaforicamente e coni dovuti distinguo farvi la stessa domanda che un gerarca nazista pose a Pablo Picasso davanti al quadro della Guernica: “Ha fatto lei questo orrore?” “No,” rispose il maestro, “l’avete fatto voi”. Questo libro è un pezzo di quella Guernica, una piccola e immensa “Guernica sarda” che Pier Giorgio Pinna ha saputo dipingere benissimo ma il soggetto, i personaggi, le malefatte, le censure e i depistaggi non sono opera sua. E questo, beninteso, non è un romanzo. Purtroppo. Potrebbe essere però adottato nelle scuole isolane per comprendere molti passaggi oscuri che il nostro Caronte-Picasso ha saputo illuminare: un traghettatore edisegnatore di storie che vale la pena di leggere.
Giampaolo Cassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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