E’ stata la serata di Checco Zalone e di Lorena Cesarini. In questa seconda puntata le canzoni sono state poste un po’ in secondo piano e probabilmente a ragione: tolta la meraviglia di Elisa e, forse, la bella interpretazione di Irama (ha ricordato, sotto alcuni aspetti il miglior Francesco Renga) le altre esibizioni non sono state all’altezza del nuovo modo di concepire il festival: troppo urlata e sincopatica Emma, troppo “dammi una lametta che mi taglio le vene” la Rettore con ditonellapiaga (ma perché, dico io, non trovate nomi normali?) troppo Fabrizio Moro quella cantata da Fabrizio Moro che non ha aggiunto e non ha tolto nulla all’artista (peraltro simile, nella costruzione melodica a Ultimo o, se volete è Ultimo simile a Moro). La freschezza di Sangiovanni era scontata ed era in stile Malibù; forse, dico forse, Matteo Romano ha un pezzo che potrebbe funzionare ma è da riascoltare. Il brano di Tananai dimostra – se ancora ce ne fosse bisogno – che c’è sempre qualcosa di peggio di ciò che sembrava inascoltabile: anche in questo caso la classifica finale rende giustizia: 24° posto, scalzato solo da Ana Mena e, devo dire, è una bella lotta. Sul podio – ed era facile – la straripante e irraggiungibile Elisa (sbaglia solo il look, da sempre) e i bravissimi e ispiratissimi Mahmood e Blanco; se al terzo posto troviamo la rappresentante di lista non è una sorpresa: lei ha una bella voce e la canzone è radiofonica nonché irriverente (con il culo ciao). Fa piacere il quinto posto di Gianni Morandi e il 20° di Iva Zanicchi che, anche se ha cantato bene, la canzone era sanremese doc, ma del 1968. Oggi si comincierà a votare con il televoto e state sicuri che Rkomi, Sangiovanni, Aka7even e Yman scaleranno molte posizioni ma la lotta per la vittoria finale è limitata alle due più belle canzoni del festival: quelle di Elisa e del duo Mamhood e Blanco. Spero nel terzo posto di Noemi, canzone interessante (guarda caso scritta da Mahmood) e darei qualche chance a Michele Bravi. Un unico appunto che rimanda alla prima serata: le Vibrazioni esistono per dimostrare che il rock suonato e cantato dai Maneskin è un’altra cosa. E da Sanremo per oggi è tutto.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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