“Cari amici, cari sportivi, cari tifosi della Torres, è con un mix di sentimenti che vi scrivo”…
Iniziava così l’accorata e commovente lettera di saluto di Vincenzo Cosco, l’allenatore della Torres, che nel dicembre scorso aveva lasciato “temporaneamente” la squadra per andare a giocare una partita ben più impegnativa di una qualunque partita di calcio o di un qualunque altro sport, la partita che molti uomini e donne oggi combattono sperando di rientrare tra le percentuali di chi vince, la partita contro il cancro.
“ Il cancro, sconfitto e annientato 18 anni fa, è tornato a invadere il mio corpo, in maniera più violenta. E, così, oggi per me inizia la ‘partita di ritorno’ contro il male del secolo. All’andata, per dirla nel gergo calcistico, ho vinto, ho trionfato: combattei, anche grazie al supporto della mia famiglia e dei miei amici più stretti, come un leone indomito ed ebbi la meglio. Il cancro, oggi, ha fatto gol e io sono costretto ai tempi supplementari: una partita nella quale il pareggio non esiste. Sono costretto a vincere: devo farlo per tutta la mia famiglia, per mia moglie Silvana, per i miei piccoli, ma già maturi, figli, Gaia e Luigi, ma anche perché io ho sempre sostenuto che i sogni aiutano a vivere. Non posso far altro, dunque, oggi come non mai, che andare avanti sognando, per continuare a vivere”…aveva proseguito.
E in tutti questi mesi, Vincenzo Cosco, ha continuato a combattere come un leone, a giocare come giocano i campioni, come i Pelè, i Maradona, i Messi, lontano dagli spalti, però, dagli applausi, dalle standing ovation di stadi affollati e rumorosi, correndo in solitudine dietro il pallone della sua vita, che a porta ormai vuota, si è infilato in quella rete dalla quale nessuno lo potrà più calciare.
Vincenzo Cosco è morto ieri nella sua Larino, in Molise, sconfitto in questa terribile partita che all’andata, diciannove anni fa, era convinto di aver chiuso, superato, vinto, ma che evidentemente era finita con un pareggio e non con una vittoria, come aveva sperato con tutto se stesso. E la gara di ritorno si è concluso con la sconfitta, ché “l’Architetto’, ‘Colui che tutto move’”, come Vincenzo aveva sperato, questa volta non è stato in grado di “aggiustare”…
Diciannove anni, tanti quanti quelli di Gianluca, che non ha neppure giocato il primo tempo, al quale non è stato concesso di combattere e di battersi per un secondo tempo, quello della vita, che qualcuno, né “architetto”, né padreterno, ha deciso di spezzare…
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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