Poi, incredibilmente canta questo ragazzino di 22 anni con “il diario degli errori”, un piccola e dolcissima canzone, ben interpretata e ben modulata che in una serata fiacca e classica rischia di essere la vera novità del Festival. Per il resto un Sanremo ottimo e abbondante nel perfetto stile Sanremo: la canzone sulla mamma di un Gigi d’Alessio che coerentemente scrive come D’Alessio, canta come d’Alessio, è prevedibile come d’Alessio ed è anacronistico come d’Alessio, però sa cantare. Mi ha convinto a metà il pupillo della De Filippi, trionfatore – mi sembra – dell’ultima edizione di Amici. Sergio Sylvestre aveva un testo scritto da Giorgia ma è sembrato troppo urlato anche se non male come pezzo. Meno convincente Marco Masini mentre se nella prima serata c’è stata la Mannoia ad impreziosire tutto, la seconda serata è di Paola Turci: bella canzone, ben interpretata, grinta giusta, pop classico e che girerà spesso in radio. Il resto poteva pure non passare da queste parti: Francesco Gabbani, Michele Zarrillo (sempre eternamente uguale a stesso) Chiara e, soprattutto Raige e Giulia Luzi. Peggiori interpreti di sempre e per sempre sono però il duo Neslie e Alice Paba (chi???) che hanno fatto diventare dei giganti Amedeo Minghi e Mietta con il loro trottolino amoroso. Discorso a parte il resto di Sanremo o forse, come insinuano molti, il vero volto di Sanremo: quello degli ospiti e delle attrazioni internazionali. Svetta su tutti Francesco Totti che riesce a costruire pillole di televisione esilaranti: chiama il paroliere Cheope Sceope (in francese romanesco) e la sua canzone preferita di Sanremo è “il piccione” di Povia. Il capitano molto meglio di Maurizio Crozza e della sua esibizione a favore della nascita di figli “italiani”. Mah. Passaggi canori di Robbie Williams e Giorgia, gente che viene invitata a Sanremo per dimostrare che ci sono alcuni che sanno cantare e cantare bene. Come in gara sanno fare pochi: finora Paola Truci e Fiorella Mannoia su tutte. Il vincitore? Speriamo che sia femmina.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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