Babbo mio aveva tre abitudini forti che io non voglio chiamare vizi: le donne; qualche mediocre o storica inciarita con gli amici, e il fumo. Parliamone. (Uno) Non c’è femmina oristanese di età non inferiore ai sessant’anni (qualcuna anche abbastanza più piccina) che a sentirlo nominare non esclami, Ah Giovannino, quanti mazzetti di fiori mi portava! Questo per spiegare il suo amore per la galanteria, anche senza secondi scopi.(Più o meno) (Due) Parecchi sono i fossi, i giunchi, le cacche delle pecore intorno alle feste nei paesi che a sentirlo nominare non esclamino, Ah Giovannino, cercavamo sempre di accoglierlo con tenerezza quando ci cascava addosso attorcigliato ai suoi amici di ventura in risate liberatorie. (Tre, e questo è il nucleo del racconto) Visse la propria vita lavorando la campagna, zappa in mano e sigaretta perenne all’angolo della bocca. Occhi socchiusi: li ricordo. Non sono mai riuscita ad imitarlo in questo: io soffoco. Conclusa la sigaretta schiacciava l’ultimo bagliore di brace con il piede, fosse quest’ultimo protetto solo dal fango, o calzato di stivale di gomma meglio conosciuta come botta, o scarpino se era giornata comandata al riposo. Insomma, il rito del fumare era svolto comediocomanda solo dal suo piede a concluderlo. Altrimenti gli pareva un coito interrotto, io credo. Certo questa cosa non l’ha detta lui, non fu mai maestro di parolacce, Giovannino che regalava fiori alle donne con mamma sempre nera. Il problema del suo rito intoccabile esplodeva a casa, e ancora a quei tempi non si parlava di ecologia o di buon senso civico. Sfido molti a dire che la buccia dell’anguria non la lasciassero in spiaggia, a Ferragosto. E mi ci metto anche io. Era Tradizione. Tutto giunge piano. Accanto alla poltroncina di babbo c’era un mobile dove, tra varie bomboniere spuntava un oggetto detto posacenere. Quando dico accanto è per spiegare che lui non doveva muovere un passo per raggiungerlo, bastava chinare la mano. No. Cicca schiacciata sulle piastrelle. Provammo a indignarci noi figlie e consorte. Ottenemmo solamente, dopo qualche mese di sua mandronìa, che il piede schiacciatore facesse lo sforzo di spingere i resti funebri del fumo sotto il mobile. Questa nostra battaglia di emancipazione reciproca non la vinse nessuno. Mamma sempre nera restò. Personalmente gli perdonavo parecchio, avevo i suoi fiori in cambio ed ero innamorata scema; oppure prché, una volta che scappai di casa, (per un giorno soltanto) lui al mio rientro mi venne accanto in pianto dicendomi, Questo non farlo mai più a babbo. Avevo neanche diciotto anni. Mi fermo per evitarmi un magone monta monta in gola. Questo post l’ho scritto sperando che qualcuno riesca a dirglielo, a mio padre, che da oggi (giustamente) pagherebbe una grossa multa a fare l’incivile sporcando la divina terra. Potrete trovarlo in camposanto, non fatevi ammansire dal suo sorriso furbo. S.D.M.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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