A Vienna esiste un quartiere molto particolare che desideravo visitare da tempo. Tutto quello che è genio, tutto ciò che non è convenzionale, che “aggiunge qualcosa” siano essi punti di vista, nuove prospettive, differenti utilizzi, mi affascina fortemente. Per questo, quando è capitata l’opportunità di fare un salto nella capitale austriaca, ben sapevo cosa assolutamente avrei dovuto prediligere visitare. A Vienna siamo arrivati di buon mattino, stremati da un impegnativo viaggio a est, ricco di esperienze, contrasti e, anche, scomodità. Raggiungere una città come Vienna, in cui la qualità di vita è ai vertici internazionali, dopo un viaggio simile (ma anche provenendo dall’Italia) equivale a raggiungere il paradiso. L’aeroporto di Vienna è esempio di cura, attenzione e, oserei dire, AMORE per l’essere umano. Le sale d’attesa sono ricchissime di divani dal design studiato per garantire il massimo confort al viaggiatore, a seconda delle sue necessità: ogni poltrona è fornita di prese elettriche per ricaricare cellulari e, in contemporanea, utilizzare il portatile; i divanetti su cui sdraiarsi, coricarsi, sedersi senza disturbarsi a vicenda sono numerosissimi; la linea wifi è gratuita e accessibile senza la necessità di registrarsi in mille siti e senza ottemperare a mille richieste; i bagni sono estremamente puliti e profumano di limone; i locali sono accoglienti e pronti a soddisfare variegate richieste alimentari. Lasciata a malincuore questa meravigliosa confort zone ci siamo diretti in città. L’aeroporto si trova a pochi chilometri dal centro ed è raggiungibile in metropolitana. Arrivati in stazione, con la configurazione urbanistica del centro di Vienna ben stampata nel cervello, ci siamo inoltrati per le vie del centro storico e dopo qualche minuto, qualche piccolo errore e richiesta informazioni ai passanti, ci siam ritrovati lì dove da tempo sognavo arrivare: Hundertwasserhaus, nel quartiere Landstraße. Hundertwasserhaus, ovvero “case di Hundertwasser” sono un complesso di circa cinquanta appartamenti di edilizia popolare ristrutturati dal genio Friedensreich Hundertwasser, architetto e artista austriaco del Novecento, considerato per molti aspetti tra i percussori della bioarchitettura. La ristrutturazione avvenne tra il 1983 e il 1986 su commissione pubblica e può essere tranquillamente considerato un prototipo di quello che viene definito social housing. Gli alloggi ospitano circa 150 persone e il complesso edilizio comprende negozi, un parco giochi, un ristorante, una palestra, 14 terrazze private e 3 comuni. L’opera rispecchia totalmente il pensiero dell’artista: le finestre sono diverse l’una dall’altra e ogni inquilino ha potuto scegliere il colore da dare alla parte di facciata dell’edificio corrispondente alla propria abitazione. Il restauro è avvenuto con materiali di recupero ed è energeticamente efficiente. Grande importanza ha la presenza di alberi e piante nei giardini pensili. Tutt’ora pare che il Comune di Vienna continui ad affittare gli appartamenti a 5 euro a metro quadro, prediligendo inquilini con difficoltà economiche e con estro artistico. Quelle a Vienna sono le prime sue opere che i miei occhi han avuto la fortuna di vedere. Si riconoscono da lontano poiché si intravvedono rami d’albero sbucare da quelli che paiono normali poggioli di condominio. Poi, quando ci si avvicina, si inizia a scorgere la meraviglia di questi edifici così insoliti, curiosi, le cui particolarità sono frutto di studio e ingegno. Ogni singolo tratto esiste per un motivo, ha la sua funzionalità, e vuole suscitare una reazione, un’emozione. Le linee sono morbide, i colori vivi, per niente scontati, così come alcune forme geometriche disegnate. La pavimentazione degli spazi antistanti l’edificio è ondulata, regalando ai passanti sensazioni particolari non soltanto allo sguardo, ma nella fruizione. Pare che lo scopo dell’architetto, nel restauro dell’edificio, fosse quello di infondere allegria agli abitanti di questi edifici popolari. E, oltre all’allegria che dona a noi comuni mortali vi è quello stimolo e invito a uscire dagli schemi consueti per esplorare modi vivere, di pensare sconosciuti che fanno progredire l’essere umano e lo accompagnano oltre i suoi limiti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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