Lo sapevi che sui giornali vecchi si può viaggiare nel tempo? E non parlo dei quotidiani o degli altri giornali di informazione sugli eventi di cronaca. Quelli ti fanno viaggiare nella storia, che sarà interessante ma meno affascinante. Dico quelli che pubblicano racconti, parlano di moda, raccontano viaggi. O stampano commedie. Prendi a esempio questo mese di maggio e torna al 1938. Apri un quotidiano di quel periodo e ci troverai una tappa del viaggio Hitler in Italia condita in tutte le salse. Ed ecco la Storia con la S maiuscola. Ma se ti riguardi “Una giornata particolare” di Ettore Scola, con quel condominio stile modernista tremendamente vero, quella lingua italiana cosi fané, quella parata trionfale con Mussolini e Hitler lasciata soltanto sullo sfondo di vicende personali di donne e uomini di magistrale realismo, ecco, allora non sarà storia, ma starai proprio viaggiando nel tempo. Il segreto è cioè entrare nella giornata di tutti i giorni, come a esempio immaginando un figlio di quel tempo e di quel mese e di quell’anno che sfoglia un giornale che non è di notizie ma, a dirne una, di teatro. E prendo la mia collezione de “Il dramma” di Lucio Ridenti e guardo che cosa pubblicava proprio in quel maggio del 1938. Ecco, in copertina c’è l’attrice Laura Carli, all’epoca una vera diva, e la commedia pubblicata è “Questi poveri amanti”, di Vincenzo Tieri. Tra le notizie, quella del grande Ruggero Ruggeri che va al microfono e incide dischi. A proposito, io ho uno di quei dischi. E’ l’Enrico IV di Pirandello, con il monologo di Ruggeri: “Buffoni, buffoni, buffoni! Un pianoforte di colori…”. Me lo riascolto davanti alla foto fortunosamente riemersa di Ruggeri che lo incide. E ho i brividi, viaggio nel tempo. I brividi non per il timbro magico di Ruggeri, ma perché sono un viaggiatore che sa ciò che non sa la folla sotto il podio dell’ospite e di quegli altri due: che Hitler non porta amicizia ma morte, che il dramma è dietro l’angolo e che il Re non è un Re ma una marionetta infida e che quell’altro con la mascella sta già pensando alla guerra mentre parla di pace e la folla ci crede. Ma io so che mente, solo io, in questa folla, con il mio numero del “Dramma”. Viaggio sino all’anno dopo, 1939, stesso mese, quello in cui si firma il Patto d’Acciaio, l’alleanza con i tedeschi. E mentre sfoglio il numero del “Dramma” con in copertina un giocondo Macario dipinto da Boccasile, vorrei parlare a tutti quelli che vicino a me si soffermano sulla seconda pagina, contemplando un giovane Gino Cervi che con una camicia aperta sul collo (di quelle senza bottoni che si sono usate sino a dopo gli anni Cinquanta) fa la pubblicità al Campari: ignaro del fatto che sta per cominciare la Seconda Guerra Mondiale e che lui però se la scamperà, per diventare nel dopoguerra il Peppone di Guareschi e qualche anno dopo il Maigret più amato da Simenon. Quante cose so, io viaggiatore venuto dal futuro, rispetto a questa gente. Salto al 1940, con una festosa copertina di Onorato che raffigura Nerio Bernardi; prima commedia del numero di maggio è “Il cacciatore d’anitre” di Ugo Betti, grande poeta, oltre che drammaturgo (e magistrato). Vorrei dirgli che fra quattro anni entrerà nella storia del teatro italiano con “Corruzione a palazzo di giustizia”. Ma forse sarebbe più importante comunicargli che tra meno di un mese toccherà a lui e agli altri italiani, che Mussolini ha bisogno di qualche migliaio di morti da mettere sul tavolo delle trattative. E che non saranno qualche migliaio. Ma non riesco a dirgli né l’una né l’altra cosa. E’ il limite di noi viaggiatori del tempo: non possiamo comunicare. Basta, non ce la faccio più. Non voglio viaggiare nel maggio del 1943, nel maggio del ’45, non voglio usare le copertine colorate del “Dramma” (che è sempre di Lucio Ridenti) per passeggiare tra i corpi magri del dopoguerra e le speranze partigiane che ora banchieri e populisti prendono per il culo, mentre Casa Pound si gode la libertà che quei combattenti con il fazzoletto rosso le hanno conquistato. Così, per curiosità, vado soltanto al maggio del mio anno, il 1951, per vedere che cosa propone “Il Dramma” in quel timido inizio di ripresa che poi diventerà boom. Niente meno che un ritratto di Eduardo De Filippo in una magnifica copertina di Aligi Sassu. Che onore, vorrei dirmi che io nascerò di lì a poco. Ma viaggio nel tempo, non posso comunicare con nessuno, neppure con me.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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