“Si avvisano i signori passeggeri che il treno in partenza da Napoli e diretto a Poggiomarino delle 12:47 viaggia con 30 minuti di ritardo”. E, allora, il passeggero si organizza. Il ragazzo che aveva acceso la sigaretta per poi buttarla via dopo neppure due tiri, confidando nella puntualità del mezzo, dopo aver bestemmiato i morti di sette generazioni, si piega a raccogliere la cicca su cui aveva messo gli occhi lo zingaro che vende cornicielli. Poco male: estrae dalla tasca laterale dei jeans la sua fisarmonica e comincia a suonare. Lo zingaro pare non faccia differenza tra note e nicotina. L’avvocato chiama lo studio perché gli preparino il faldone. Salterà anche oggi il pranzo. La signora distinta chiama casa lamentando sottovoce e in un eloquio forbito l’inaffidabilità dell’azienda addetta ai trasporti nonché la propria ingenuità nell’essersi abbonata. Mentre riferisce, forse alla figlia, giocherella con la lunga collana di corallo e fanno a gara il rosso del monile con quello delle unghie perfettamente laccate. Chiama casa pure la signora coi leggins maculati e il capello nero corvino del cinese del quartiere. Meno male che lei è una che il biglietto manco se l’ammazzano perché, oi’ ‘sti curnut che fann, bell e buon part’n tard! Ha chiamato per urlare a Natascia che deve levare i panni da fuori perché il tempo minaccia e per dire a Gennaro che, se vuole mangiare, ci sta la pasta coi fagioli nel frigo, bella azzeccata azzeccata, più meglio il giorno dopo che il giorno stesso che la fai. Mentre riferisce queste cose si attorciolea all’indice la collana di plastica nera e fanno a gara il nero delle palle infilate con quello delle unghie leccate e poi mordicchiate. Qualcuno si toglie il berretto dalla testa e ce lo fa passare sotto ai nasi. In trenta minuti si possono raccogliere anche dieci euro. Io metto dentro cinquanta centesimi. Lo zingaro vede e imita il senegalese e prova a rifilarmi, per altri cinquanta, uno dei suoi cornicielli. Non sto bene, il treno porta ritardo, mi si sta spegnendo il cellulare e questo qui mi parla di fortuna e di corni. Per coerenza e per principio non lo compro. Mi farfuglia qualcosa di poco carino. Mi difende la mamma di Natascia perché, dice, mi vede delicata e turista (?) e chesta ca, invece, song gent ‘e nient, nenne’. Annuisco col capo senza emettere suoni. La mamma di Natascia è soddisfatta del mio tacere. Lo aveva detto, lei, che io ero turista straniera! L’anziana coppia di tedeschi non si scompone. E quando mai la Germania si scompone! Sembra la metafora dell’Europa. Sulla fermata stiamo impazzendo tutti per il ritardo del Poggiomarino e ai due tedeschi non frega un cazzo, tanto loro c’hanno il Sorrento. Mentre ne osservo e ne scrivo penso che le persone vengono fuori per quello che veramente sono negli imprevisti, nei fuori orario, nei ritardi. Si mettono alla prova la nostra e la pazienza altrui, la capacità di adattamento al nuovo nuovo e al nuovo che si ripete con impercettibili varianti. Fate un gioco, stasera che rientrate da lavoro. Dite a lui che avete un ritardo. E poi sedetevi e osservate. Trenta minuti. Ma, magari, siete fortunate e vi sviene sui primi sette.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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