Qualche tempo fa ho letto, casualmente, un articolo nel quale si racconta che ad Atzara si estraggono colori dalle piante. La fantasia ha iniziato a vagare: quanta meraviglia può esserci in un piccolo paese immerso tra le colline del Mandrolisai dove, tra case antichissime di pietra e granito, avviene tale magia? Ci siamo messi in viaggio e dopo una breve sosta per ammirare il fiume Tirso e una ricca passeggiata per le vie di Busachi abbiamo raggiunto Atzara. Prima tappa la Pinacoteca comunale Antonio Ortiz Echagüe nella quale son custodite varie opere di pittori che hanno risieduto ad Atzara agli inizi del Novecento, tra i quali gli spagnoli Eduardo Chicharro e Antonio Ortiz Echagüe e i sardi Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Filippo Figari, Mario Delitala, Carmelo Floris, Stanis Dessy. La sua fondazione è opera del grande Antonio Corriga, atzarese, che con la pinacoteca ha voluto imprimere nella storia del paese il passaggio di vari e importanti artisti. La delusione è tanta, però, quando scopriamo che l’esposizione permanente, al momento, è stata rimossa per dare ampio spazio a quella di un pittore contemporaneo, Marco Pili. L’operatrice ci rincuora, spiegando la necessità di rinnovarsi e di attirare continue visite al museo, e ci invita alla manifestazione Cortes Apertas, in occasione della quale, probabilmente, riusciranno a ricavare una stanza per la preziosa collezione. Io credo che Atzara non debba assolutamente rinunciare a uno scrigno d’arte che la racconta, rappresenta e la rende meravigliosamente unica, ma anzi lo debba trasformare in perno per attrarre fervori e nuova linfa.
Con un discreto magone ci incamminiamo alla ricerca de La Robbia. Il laboratorio di tinture naturali e di arti applicate di Maurizio Savoldo, si trova nella via principale del paese, a rallegrarne l’esistenza.
E’ impossibile confondersi: sull’uscio un insieme di gomitoli di lana rosa, azzurra, rossa, di mille sfumature di verde. Siamo stati accolti con grande gentilezza e disponibilità. Maurizio ci racconta le tappe della sua attività: l’inizio un po’ casuale dopo la laurea in scienze naturali, la sfida nel riuscire in un lavoro oramai desueto e complesso, la necessità di essere libero e non rispondere a tempi imposti da terzi. Ci illustra l’antico procedimento per ottenere colori da erbe, bacche e materiali impensabili di scarto, come la buccia di cipolle.
Ed ecco le sete dentro grandi pentoloni, immerse nel procedimento che donerà loro un nuovo aspetto. Poi a scoperchiare
colori, per la gioia degli occhi e dell’olfatto.
Il laboratorio, però, è molto più di quel che mostra: oltre le piante, le bacche, le polveri e i prodotti finiti, vi sono la pazienza e il silenzio dei sogni, la speranza nel futuro. Vi è la dedizione al lavoro e fedeltà a se stessi, la fantasia.
Salutato Maurizio, ci siam lentamente diretti alla cantina Fradiles, dove Paolo, fratello di Maurizio, e gli zii producono con passione e determinazione vini che ultimamente stanno ottenendo prestigiosi e meritati riconoscimenti. Il vigneto e la cantina si trovano appena fuori dal paese, immersi in un paesaggio di notevole bellezza. In una tiepida serata d’ottobre, all’imbrunire, un declinarsi e lento evolversi di verdi, rossi, gialli senape, tra colline ben delineate che proteggono, come un prezioso tesoro, i frutti di questa terra.
Io, purtroppo, non sono un’esperta di vini (nonostante mi piacciano molto), ma proverò a riportare quanto ho capito, sperando di non commettere errori. In questa zona il vino si produce unendo differenti tipi di uve (Muristellu, Cannonau e Monica). Ad Atzara, attualmente, l’unica cantina che imbottiglia il vino prodotto è quella di Paolo, ma un po’ tutti in paese lo fanno. Un paese in cui la passione per il vino scorre nelle vene degli abitanti e, il profumo del mosto lo si respira in ogni dove.
Fradiles, Bagadiu, Antiogu, Azzara e Istentu sono le preziose perle della cantina. Ognuno ha la propria storia e le proprie caratteristiche. Fradile rievoca il legame che unisce zii e nipoti nella cura del vigneto; Bagadiu, significa “scapolo”, è legato al curioso fatto che ad Atzara ci sia un alto numero di uomini single ed è un vino che nasce da un unico genere di uva, senza i consueti miscugli. Antiogu è il santo patrono del paese; Azzara, delizioso, credo sia un omaggio al paese stesso e Istentu celebra “il valore dell’attesa, il saper aspettare, il saper assaporare: tutte azioni che fanno capo ad alcuni principi della viticultura. Principi di fondamentale importanza, sui quali si fonda l’essenza stessa delle cose, è il principio secondo il quale non si può avere tutto e subito, ma che l’attesa di eventi e di cose è l’essenza stessa della vita, poiché c’è un tempo per seminare e uno per raccogliere”.
Dopo vari assaggi e scambi di opinioni arriva il momento del saluto, con la promessa di un pronto ritorno per approfondire la conoscenza di un paese ricco di tesori e di belle potenzialità.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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