“Veniamo a prendervi”, prometteva uno degli slogan lanciati dalla Regione dopo il varo della Flotta Sarda, composta dalle due navi merci (convertite al trasporto dei passeggeri) Dimonios e Scintu. Era l’estate del 2011. Meno di quattro anni dopo, quell’esperimento è fallito e sta trascinando nel precipizio anche la Saremar, la società regionale cui la gestione della nuova compagnia era stata affidata. Ero a Cagliari, in quell’estate del 2011: da redattore dell’effimero Sardegna24 seguii con attenzione la genesi di quell’esperimento e, ogni giorno, restavo stupito dall’entusiasmo che gravitava attorno ad un’operazione che appariva destinata a sicuro naufragio. Il primo pezzo, in apertura di giornale, lo titolai così: “LA FROTTOLA SARDA”. E quell’espressione ebbe nei mesi a seguire un certo successo. Perché mi stupivo? Perché bastavano due calcoli accessibili a chiunque – anche a me, dunque – per capire che la Flotta sarda non aveva futuro, anche se la bandiera dei quattro mori sullo scafo commuoveva una certa retorica sardista e l’illusione di rompere il monopolio dei trasporti navali gonfiava il petto di Cappellacci e dei suoi assessori. Una prosopopea che, inevitabilmente, si riverberava sui titoli dei quotidiani.
Bastava porsi, semplicemente, tre domande: 1) Quanti passeggeri potranno trasportare, a pieno carico, la Scintu e la Dimonios? 2) Quale quota di mercato, nella migliore delle ipotesi, potranno occupare? 3) Saranno sufficienti, questi introiti, a pagare le spese?
Vado a memoria: secondo i calcoli, la Flotta Sarda avrebbe potuto soddisfare il 4,6 per cento della richiesta complessiva di biglietti per i collegamenti tra Isola e continente. Poteva rappresentare una reale alternativa ai giganti del mare, una compagnia con numeri così ridotti? Certo che no. Anche perché Scintu e Dimonios non viaggiarono quasi mai a pieno carico e quel che si incassava non bastava neppure per pagare il carburante. Poi arrivarono le contestazioni dell’Unione Europea ma, al netto di quelle, il tentativo era crollato perché sgangherato alle fondamenta. Avvilisce constatare che tutto questo era facilmente prevedibile, da chiunque. Avvilisce constatare che tutto questo è accaduto lo stesso e che gli slogan abbiano soffocato il semplice far di conto. Veniamo a prendervi. Per il culo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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