Un mio amico è stato sospeso da un social perché in un post sull’aborto ha riprodotto una storica copertina dell’Espresso che raffigurava una donna nuda crocefissa. Io penso che la cancellazione del nudo sia un vomito controriformista travestito da politically correct. Tutto si è adeguato all’algoritmo che determina la censura dei social, di cultura americana, cultura molto ipocrita, dove le intime e ancora vitali propensioni allo schiavismo, ancora più che al semplice razzismo, convivono con un moralismo violento da puritani del Seicento (quelli delle streghe di Salem), ma il tutto travestito da corretto rapporto nei confronti del corpo soprattutto femminile. E’ vero che negli anni dal Sessanta sino al Duemila, quelli della liberazione dalla censura che metteva le mutande lunghe alle gemelle Kessler, ci sono stati degli eccessi da voyeur: ricordo a esempio la pagina di un importante settimanale di cultura e politica progressista, mi sembra negli anni Settanta, dove un servizio su una scoperta archeologica era illustrata dalla foto di un’archeologa china con la camicia sbottonata su alcuni reperti e che nella posizione mostrava involontariamente i seni nudi. Niente a che fare con l’oggetto dell’articolo. Quelle erano ruffianesche carognate, più che liberazione del corpo femminile, ma erano pochissime, erano delle eccezioni in un generale clima di libertà che non aveva niente di morboso. A poco a poco, nelle spiagge, sui giornali, al cinema e alla tv ci eravamo abituati a considerare un corpo nudo, femminile o maschile, come un fatto naturale e non necessariamente e morbosamente erotico. Se Michelangelo aveva dipinto o scolpito il pene di Gesù era perché voleva rappresentare il Salvatore totalmente nudo nella sua infinita innocenza. Nel momento in cui lo hanno coperto con improvvisate brache, l’attenzione morbosa si è spostata verso ciò che c’era sotto, che invece quando era nudo insieme al resto non suscitava alcun pensiero indecente. Leggo da molte parti che i siti porno sono attualmente frequentati da una miriade di ragazzi convinti che il sesso vero sia quello che si pratica in rete. In quei decenni che si iniziarono con i Sessanta, invece, se i ragazzi andavano a vedere film dichiaratamente morbosi, era soprattutto per fare casino e prendere in giro i bavosi che ci andavano con spirito meno ludico. Sarebbero questi i frutti del divieto di fare comparire un innocente seno nudo sui social o sulle pagine di un giornale o in una sfilata di moda? La stessa sfilata dove un corpo femminile correttamente coperto nelle zone peccaminose convenzionali viene però umiliato ed esibito, magari con volgari aderenze e trasparenze, in tanti altri modi commerciali? Stiamoci attenti. Io non sono credente, ma mi ha sempre colpito, sul piano del metodo del ragionamento, l’asserzione della Chiesa secondo la quale la maggiore e più efficace pensata del diavolo è quella di convincere il prossimo che il diavolo non esiste. Perciò penso che travestire censure malate e brache posticce da progresso e liberazione sia davvero una faccenda diabolica.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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