Certo, almeno epidermicamente, non ci sarebbe da esserne contenti. Roberto Helg, appena arrestato con in tasca una mazzetta di 30 mila euro in contanti e un assegno in bianco di 70mila – non è un personaggio qualunque, né in Sicilia né in Italia.
E’ Presidente di Confcommercio Palermo, Vice Presidente della società che gestisce lo scalo aereoportuale di Punta Raisi, Cavaliere del lavoro (che ultimamente, la carica qualche sfiga la porta pure…), componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione «Istituto Guglielmo Tagliacarne», Componente del Consiglio di Territorio Sicilia Unicredit, componente del Consiglio direttivo del Consorzio Camerale per il Credito e la Finanza Insomma.. una sedimentazione di cariche, come accade qui in Italia alle persone importanti…
Ma, soprattutto, era conosciuto come “il campione” dell’anti-racket. Aveva inventato lo sportello delle denuncie per gli esercenti, aveva organizzato i gazebo della legalità in un quartiere non proprio esente da presenza mafiosa… (San Lorenzo), aveva organizzato e sostenuto il Premio intitolato ad una delle vittime degli estorsori mafiosi (Libero Grassi), animava in modo indefesso un’attività di informazine e prevenzione contro il fenomeno dell’estorsione. Lui stesso si riempiva la bocca, l’esofago e – a quanto pare – anche la pancia, con la parola “legalità”.
Ora, che sia stato arrestato un “paladino” della legalità e della lotta contro il racket proprio in flagranza di reato estorsivo può far piangere i puri, far sorridere i cinici, ma può anche far meditare un po’ tutti. Perché la cosa la si può vedere anche nei suoi risvolti positivi. Perché la cosa è capitata a casa di Cosa Nostra, e non a Pirri o a Montestra, dove avrebbe la stessa valenza giudiziaria e il peso etico, intendiamoci…, ma non lo stesso significato.
Perché, a casa di Cosa Nostra, dove una cultura della violenza ha sedimentato montagne di paura, non sono cose facili sia raccontare alle forze dell’ordine una pressione estorsiva subita, sia arrestare chi quella pressione estorsiva la esercita. E sono successe entrambe, queste cose: la parola e il gesto. E di questo gran bel segnale bisogna esserne lieti.
E bisogna vederne un altro di segnale, molto importante: quello di una contingente debolezza della mafia siciliana, proprio a Palermo. Perché la mafia è un progetto di potere e di controllo territoriale assoluto attraverso l’uso della violenza o la minaccia del suo scatenarsi. Perché nei terittori dove insiste l’organizzazione mafiosa poco o niente di economico, di profittevole, che sia lecito o illecito, si muove senza il suo placet, il suo appalto o subappalto. Perché la paura nasce e fa residenza negli animi di chi non ha alcuna normale possibilità di vedere esercitati i propri diritti. E la negazione dei diversi diritti dell’umano vivere nasce proprio dal controllo assoluto di chi in quel territorio si muove.
Qui, invero, sembra di avere a che fare con un uomo solo, Helh, tracimante potere, ingordigia, arroganza mista a disperazione, ma solo. Che si muove da solo e da solo decide di esigere pizzo da un esercente. Impensabile, in un territorio controllato da qualsiasi mafia.
Certo, le mafie sanno anche reinventarsi moduli organizzativi diversi che puntano all’internazionale, alla struttura a network, a pressioni in centri di potere lontani ma che da lontano possono premere sulle vite dei singoli (Banche, Assicurazioni..). Ma mai, mai, abbandonano il territorio alle singole decisioni di singoli criminali. Soprattutto in zone così cruciali come quelle in cui si era infilata la cupidigia malavitosa di Helg: l’aereoporto.
Non c’è da mai da esultare quando qualcuno finisce in galera. E’ sempre una sconfitta, non per tutti, ma per alcuni o per qualcosa: come il progetto societario di vivere in un consesso civico, ordinato, produttivo, solidale e legale. Oggi è finito in galera uno che della parola “legalità” si riempiva la bocca e la pancia, ma da solo. Ed è finito in galera perché qualcuno, in un ambiente dove la parola non s’alza in volo per troppo peso del terrore di ritorsione violenta, qualcuno ha parlato e qualcun altro nella legge ha saputo ben ascoltare e agire. E forse le modalità in cui si è mosso il solitario malavitoso Helg fanno ben sperare che tanti altri oppressi che hanno ancora la parola in tasca possano farla volare.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.023 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design