L’obsolescenza programmata è un concetto che mi fa venire i brividi. Si tratterebbe, in buona sostanza, di un meccanismo attraverso il quale si decide di accorciare drasticamente e consapevolmente il ciclo vitale di molti oggetti.
E’ capitato subito dopo l’invenzione delle lampadine che, grazie all’ingegno degli ideatori e alla qualità dei materiali, erano state portate progressivamente ad una durata minima di un paio di migliaia di ore.
Ma quella che allora sembrava una grande conquista della tecnologia alla fine si era rivelata commercialmente una sciagura. Dovevano porre rimedio, naturalmente. E allora cos’hanno deciso? Di accorciare sapientemente e razionalmente la loro esistenza. Facile no? Quindi noi compriamo un oggetto qualsiasi e quello c’ha già impressa nei suoi chip la data di morte, a prescindere dalla cura che possiamo averne e dalla cautela nell’utilizzo.
E quei poveracci di inventori, dopo aver trascorso notti insonni a cercare soluzioni per prolungare la vita e la tempra dei loro prodotti, ora sono costretti da nuove leggi di mercato a percorrere la strada opposta, inventando un modo per predeterminarne la morte.
Ci pensavo in macchina oggi, mentre andavo al pranzo per l’anniversario delle nozze d’oro dei miei genitori.
Un uomo e una donna che un giorno di 50 anni fa hanno deciso di comune accordo di plasmare il tempo e di intrecciare le loro vite trasformandole in una sola, oltrepassando indenni liti che non hanno scalfito la necessità di procedere insieme. Un amore che, nonostante le intemperie, non si è mai fermato lungo la strada, che non si è mai arreso alla stanchezza o alla noia di una sbandata.
Ho pensato di avere due genitori che non solo non sanno cosa sia l’obsolescenza programmata, ma che addirittura a quella fisiologica l’hanno presa a calci nel culo. Ecco cos’ho pensato oggi.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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