Avrà una settantina d’anni ed è vestito come un accattone.
Una canottiera bianca di quelle intime, che un cardigan senza cerniera e senza bottoni non riesce a nascondere, ricade sbrindellata sui pantaloni neri di velluto a coste. La berritta lisa di panno grigio e gli scarponi neri completano il quadro, come una parure. Ha guance cascanti e una barba più o meno di quattro giorni circonda un naso grosso rivestito da una ragnatela di capillari rotti Esce frettoloso dal portone della scuola. Subito dopo, alle sue spalle, spunta un ragazzino. Forse il figlio o il nipote drammaticamente emaciato e scheletrico che si stringe la pancia con una mano. Un sedicenne molle, insicuro e spaventato con uno sguardo che dimostra una gran voglia di correre a casa a rannicchiarsi sotto le coperte.
Il ragazzino si tiene a distanza e quegli occhi bassi sembrano segnalare l’imbarazzo di mostrarsi con lui. O forse è il disagio del mal di pancia che l’ha spinto a farsi venire a prendere prima del termine delle lezioni. A un tratto il settantenne che finora ha sempre tenuto gli occhi rivolti verso il pavimento solleva lo sguardo e, quando incrocia il mio, trasale.
Afferra bruscamente la berritta, scopre il capo e facendo un mezzo inchino dice: – Ossequi – – Ossequi? – penso disorientata.
Erano decenni che non sentivo un saluto come quello o, forse, non l’ho sentito mai. Ricambio con un moderno e sorridente: – Buongiorno – Poi lui prosegue la sua camminata precipitosa verso la macchina, io la mia lenta verso il portone.
E non lo se per quel saluto così reverenziale e rispettoso posso assegnargli la qualifica di personaggio del giorno; so solo che ossequi è rimasto lì a lungo, sospeso, ad aleggiare fottutamente retrò sulle nostre teste.
Splendidamente anacronistico nel giardino di una scuola superiore del 2017.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un…. (di Giampaolo Cassitta)
Cutolo e l’Asinara (di Giampaolo Cassitta)
Mi ami? Fammi un riassunto. (di Giampaolo Cassitta)
Cari radical-chic guardate Sanremo e non fate finta di leggere Joyce. (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo, Italia.
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.663 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design