Come migliaia di altre persone, anche io ho postato sulla mia modesta bacheca Facebook quell’impressionante primo piano di Silvio Berlusconi che rivela, oltre alla severa cura dimagrante, un largo ricorso alla chirurgia estetica. Un volto tirato, anzi stirato dal bisturi, levigato in una maniera mostruosamente innaturale per un ottantunenne. Devo ammetterlo: mi ha sinceramente fatto paura. Però poi, dopo la paura e i caustici commenti alla foto, è subentrato un senso di colpa. Per la prima volta nella mia vita, credo di avere provato per Berlusconi una forma di pietà, quasi di solidarietà umana. Ho ritenuto Berlusconi il precipizio della politica italiana dell’ultimo ventennio, un diabolico piazzista capace di ipnotizzare le folle ubriacandole con barzellette, martellamento televisivo e promesse sconsiderate. Berlusconi ci ha portato al governo gente come la Lega e i postfascisti, ha imbrattato la sacralità delle istituzioni e sdoganato il razzismo come movimento politico. Però nel ritratto di quel vecchio che cerca di mantenersi giovane, ho visto solo il tentativo disperato di restare aggrappati ad un tempo che, inesorabile, fugge, per quanto rallentato da cure costose e medici quotati. Chissà cosa pensa, Berlusconi, quando si guarda allo specchio e si vede trasformato, quasi irriconoscibile. Quell’uomo che già negli anni settanta era così influente da imporre la correzione delle rotte degli aerei in atterraggio a Linate, perché non disturbassero gli inquilini del suo residence Milano 2, quell’uomo capace di vincere le elezioni politiche dal nulla, in soli tre mesi, quell’uomo così sfacciato da affidare a Gasparri e Speroni un ministero: quell’uomo onnipotente ora lotta per non darla vinta all’anagrafe. È una lotta che prosegue da anni, ma negli ultimi tempi ha prodotto risultati visibilmente grotteschi: non molto diversamente da quanto accade a certe donne incapaci di accettare l’anagrafe, disposte a qualunque sacrificio pur di apparire più giovani. Quando guardo quel primo piano dimentico il potere, il denaro, le donne che Berlusconi ha posseduto, persino i suoi nefasti effetti sulla politica italiana. Se vedo un uomo che combatte col tempo, magari convinto di poterlo corrompere con i soldi, io provo per lui sempre un briciolo di compassione. Anche se si chiama Berlusconi, anche quando il restauro ha esiti ridicoli. Ben più osceni di un volto segnato dalle rughe, come capita a chi naturalmente invecchia.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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