Valeria Fedeli, neo Ministro dell’Istruzione, sindacalista CGIL ed ex vicepresidente del Senato, è già stata individuata dalla folla dei social come nuovo Webersaglio. Il suo peccato è aver detto cose diverse circa la sua formazione. In una pagina dichiara il vero, in un altro documento dichiara una laurea che in realtà non ha. La folla, è fatta di persone, ma non è come le persone, o al massimo è come le persone nervose. La folla non si prende neanche un attimo per cercare di capire e valutare la propria reazione, anche di fronte a un atto sbagliato, a un problema, a un errore altrui. La folla non cerca un modo civile per condannare e punire. La folla scatta, come un cane alla catena. Valeria Fedeli ha le caratteristiche giuste per essere un boccone prelibato, e la velocità con cui è diventata bersaglio di quella rabbia che tutti vediamo, lo indica chiaramente: è una donna, è di sinistra, è sindacalista, fa politica, si è occupata di pari opportunità e di politiche di genere, ha un’acconciatura che salta all’occhio. E ora è nel Governo Gentiloni, bollato come fotocopia del Governo Renzi. Ingredienti esplosivi, sembra la ricetta della dinamite.
C’è una differenza abissale tra critica e linciaggio: questa differenza riguarda i toni usati, le immagini e il linguaggio, la logica che lega tra loro gli argomenti usati, le pause, la capacità di alternare invettiva e ascolto. Tutti sono criticabili, in democrazia, nessuno è linciabile, però. Faccio un solo esempio su questa cosa della logica assente e del linciaggio: Adinolfi è stato il primo ad attaccare la Fedeli per la mancata laurea. Ma la Fedeli è nemica perché accusata di propagandare il gender. Il ministro della Sanità dello stesso governo, la Lorenzin, non è laureata, ma ha promosso il fertility day ed è politicamente a destra, e Adinolfi non la attacca.
Stiamo scivolando neanche tanto lentamente verso tempi neri. I segnali e gli ingredienti ci sono tutti: crisi economica, difficoltà diffusa a leggere la complessità, poca abitudine al cambiamento. E soprattutto un passato con cui non abbiamo fatto i conti fino in fondo. Forse non potevamo, e forse era giusto provare, dopo la Guerra, ad andare avanti cercando la pace interna e accontentandosi solo di alcuni paletti costituzionali per arginare il fascismo che era stato. Il risultato è che il fascismo, quello della folla, è sempre stato qui. E sta tornando a galla.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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