In questi giorni si parla di vaccini. Non entro nel merito della loro pericolosità o della loro utilità. Non mi interessa schierarmi con i vaccinisti o con i loro avversari. Quello sanitario è un mondo con molte zone d’ombra, che nel caso dei vaccini sono equamente distribuite tra sostenitori e detrattori. Dico solo che in Italia, di base, c’è una pessima cultura scientifica e dunque anche un pubblico dibattito pro o contro le vaccinazioni rischia di trasformarsi presto in uno scontro di tifoserie.
C’è però un aspetto che mi porta a pensare. Oggi la stampa parlava della possibilità di sanzionare i medici che scoraggiano le vaccinazioni pediatriche.
Il criterio? Ranieri Guerra, responsabile per la Prevenzione al Ministero della Salute, dice che si sta valutando su come sanzionare il medico che diffonde “informazioni non basate su prove scientifiche” e che “il medico che parla male di una pratica raccomandata dal Servizio Sanitario da cui dipende è un medico infedele. Nei suoi confronti si potrebbe pensare anche alla sospensione della convenzione”. Il medico che esprime dubbi sui programmi di vaccinazione è dunque infedele a chi lo paga. Alla fine, messa così, sembra più una questione di soldi e potere che di salute e di progresso della scienza. Il termine scelto, “infedele”, secondo me non è casuale; sarà che uno dei miei lapsus più frequenti quando si parla di vaccini e neonati, è dire “battezzato” anziché “vaccinato”.
Il medico di base è ancora un’autorità, una figura istituzionale che fa da cerniera tra lo Stato, per quel che concerne la salute e la scienza medica, e il cittadino.
Io credo che lo Stato possa sanzionare il medico, ad esempio, se si mette a vendere acqua di Lourdes o a prendere a schiaffi i pazienti per stimolarli a guarire o se dice che uno è in sedia a rotelle perché è fissato ecc; altra cosa è sanzionare diversi medici (non conosco il numero esatto) perché sollevano dubbi su pratiche non adottate in modo uniforme in tutti i sistemi sanitari. Come dicevo, la scientificità non c’entra molto.
Il concetto di scientificità va di pari passo con quello di comunità internazionale. A livello internazionale però, i programmi di vaccinazione variano abbastanza. Anche scegliendo un’area omogenea sotto il profilo culturale, economico e istituzionale, come l’Europa, abbiamo una situazione frammentata. In Europa le vaccinazioni non sono obbligatorie in 16 stati. Cioè nella maggior parte dei casi. Nonostante questo la copertura della popolazione resta alta, ben sopra il 95%. I toni con cui i media e il Ministero stanno affrontando il problema, dunque, mi sembrano più da crociata che da campagna di informazione scientifica. Non ho strumenti, ripeto, per schierarmi a priori nel dibattito sull’utilità e il danno dei vaccini. Tuttavia credo che la gente si ammali meno grazie ai vaccini ma grazie anche all’acqua potabile, al cibo caldo, ai vestiti e ai tetti sopra le teste, alla possibilità di muoversi, alla comunicazione e allo studio che hanno migliorato la qualità della vita di milioni di persone. E se il medico di famiglia ha dei dubbi sui vaccini, non è sanzionandolo che si risolve il problema né si aiuta la cultura scientifica a progredire. Si creerebbe così solo una sconfortante confusione per la contraddizione tra due autorità scientifiche: il Sistema Sanitario e il proprio medico. La confusione che sentivo io quando all’Ospedale Oncologico di Cagliari, due medici bisticciavano furiosamente per stabilire se per mia madre fosse meglio la chemio o la radio; alla fine la cosa fu risolta dal fisico di mia madre, che tollerò la chemio per poche settimane inducendo i medici a passare alla radioterapia. Se ne andò pochi mesi dopo. Mi resta da allora la sensazione che su qualcosa di fondamentale avessero sbagliato tutti e due.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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