Avete già qualche idea su dove passare le prossime vacanze estive? Qualora siate indecisi, uno spot in circolazione sulle nostre reti potrà, forse, aiutarvi. Si tratta di un pezzo della mega campagna pubblicitaria organizzata dal Ministero israeliano per il turismo, dal nome “Two cities, one break”. Lo spot è costruito su una facile furberia: è girato in soggettiva in modo da far sì che il punto di vista dello spettatore alla tv coincida con quello di un personaggio – sicuramente maschile- che non vediamo. In primo piano costante, invece, il sedere di una bella ragazza che, ammiccante, trascina per un braccio il suo accompagnatore invisibile per guidarlo alla scoperta delle bellezze di Gerusalemme e Tel Aviv. Oltre al suddetto sedere: grattacieli, un mercato, una spiaggia, ancora grattacieli, discoteca. (Per la versione tedesca dello spot clicca qui). Quale mix migliore per attirare il turista occidentale? Qualche giorno fa, una rubrica settimanale in onda su La7 ripropone lo stesso messaggio, arricchito da un’intervista alla responsabile per il turismo dell’ambasciata israeliana: venite a Tel Aviv e Gerusalemme, c’è sole, c’è mare, alcol in abbondanza e potrete godere di un’atmosfera altamente gay friendly. Ancora, la trasmissione di Radio 2 Caterpillar intervista una studiosa italiana a Tel Aviv. Breve chiacchierata sull’attività dell’intervistata, sul suo libro in uscita e marchetta finale per il turista italiano indeciso che, qualora si recasse a Tel Aviv, sicuramente si divertirebbe tantissimo. Quando Israele chiama, l’Italia risponde. Inutile dire che in nessuno dei casi citati sopra -nemmeno l’intervista alla radio che più degli altri poteva permetterlo- traspaia, anche minimamente, quel piccolo particolare chiamato occupazione. Di arabi palestinesi, nemmeno l’ombra. Eppure, secondo varie fonti, tra cui il quotidiano Hareetz, il giro d’affari del turismo made in Israel sta subendo perdite dal 2014, anno dell’ennesima crisi di Gaza. La tendenza pare confermata anche per il 2016. Bisogna reagire, e quando Israele chiama, l’Italia risponde. Scontato? Mica tanto. La Spagna ha elaborato una strategia leggermente diversa. Dal 2014 cinquanta città spagnole hanno aderito ad un’altra campagna, “Free of Israeli Apartheid”; le strutture turistiche delle città si adopererebbero per evitare l’acquisto di beni e servizi prodotti nei territori occupati e in violazione delle leggi sui diritti umani. Il turismo spagnolo, stando ai dati, va a gonfie vele. Ma la Spagna è la Spagna. Noi siamo italiani. E se Israele chiama, l’Italia risponde. Per sapere di più sulla campagna spagnola: https://bdsmovement.net/news/dozens-spanish-cities-declaring-themselves-free-israeli-apartheid
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.023 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design