Dove eravate il 4 febbraio del 2004? Guardate nelle vostre agende, provate a recuperare i ricordi. Vi siete svegliati, avete acceso la radio, ascoltato qualche canzone, magari la bellissima “Amandoti” cantata da Gianna Nannini oppure “buoni o cattivi” di Vasco Rossi e poi, un piccolo sguardo a facebook, se l’amico ha postato qualcosa, se hanno risposto alle vostre richieste e se… No, voi l’ultima cosa non l’avete fatta. Semplicemente perché quel giorno, a milioni di chilomentri di distanza (eh, lo so l’America è lontana, dall’altra parte della luna) un ragazzino universitario dal nome impronunciabile inventava qualcosa che avrebbe modificato le nostre vite: il 4 febbraio del 2004 Mark Zuckerberg lanciava “Facebook”. In Italia arrivò massicciamente solo nel 2008 e quindi possiamo dire che dalle nostre parti il social più famoso ed ancora molto usato (se leggete questo post state utilizzando facebook) ha soltanto 14 anni. E’ un ragazzo in piena adolescenza, con i complessi problemi del ragazzino di quell’età. In 14 anni siamo passati dalle chiacchere al bar a quelle su facebook (e su altri social che via via sono cresciuti) senza che nessun Alberto Manzi ci spiegasse come funzionasse il giocattolo. Ci vorrebbe il vecchio e buon maestro Manzi, sorriso rassicurante, pazienza elefantiaca che provava ad insegnare i rudimenti della grammatica ad un’Italia ancora con un tasso di analfabetismo molto alto. La trasmissione “Non è mai troppo tardi” ebbe inizio il 15 novembre del 1960 e furono realizzate 484 puntate. Chiuse in maniera definitiva il 10 maggio del 1968. Ecco, un bell’Alberto Manzi servirebbe oggi ai tutti gli analfabeti di ritorno, a quelli che gridano di aver frequentato l’università della strada, agli esperti di qualsiasi cosa, magari a giorni alterni. Facebook è un bellissimo strumento ma, come il coltello, bisogna saperlo usare: si possono sbucciare le arance o uccidere un uomo. In ogni caso: ricordatevi sempre che siete seduti al tavolo del bar tra un caffè e una cazzata. Non prendetevi troppo sul serio.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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