Lo si trova nella Hall of fame del Cagliari Calcio, l’ungherese Ernest Erno Erbstein. Molti, in Sardegna, si ricorderanno: fu l’allenatore che fece fare il grande salto alla squadra sarda, che ancora militava, negli anni ’20, in serie C, portandola in serie B, nel 1930.La Sardegna era isolata, dal resto del “continente”, molto più di adesso.
All’epoca la continuità territoriale, tanto agognata ancora oggi, era impedita dallo stato dei trasporti, che possiamo immaginare. Viaggiare con una intera squadra di calcio per aria e per mare era una vera avventura. Quell’impresa restò, pertanto, unica per l’epoca, perché l’anno dopo il Cagliari, per via anche degli alti costi di gestione dovuti all’isolamento, fallì, e dovette rincominciare daccapo.
Erbstein non faticò, ovviamente, a trovare un altro ingaggio, con il Bari prima, e con la Lucchese poi, una squadra che condusse, addirittura, al settimo posto nella massima serie, un vero miracolo sportivo. Erbstein univa le competenze delle tre maggiori scuole calcistiche dell’epoca, almeno per quanto riguarda l’Europa: quella ungherese, in quegli anni all’avanguardia, quella Inglese, degli inventori del calcio, con cui era entrato in contatto giocando negli USA, e che aveva studiato per bene, e infine quella italiana, vincitrice negli anni ’30 di due mondiali consecutivi, e che conosceva avendo per anni giocato nel campionato italiano. In realtà la sua carriera nel calcio italiano era stata bloccata dal fascismo, che in pieno regime di autarchia impediva ai calciatori stranieri di giocare nel campionato, e perciò era emigrato in America.
Erbstein, grazie alla sua sfolgorante carriera di allenatore, verso la fine degli anni ’30, fu chiamato ad allenare quella che veniva considerata una delle squadre di club più forti del mondo. Anzi, proprio grazie ad alcuni acquisti consigliati da Erbstein, come quelli di Loik e Mazzola, il Torino divenne “il Grande Torino”, la squadra più forte del mondo e una delle squadre più forti di tutti i tempi.
Solo che c’era un problema.
Erbstein era ebreo.
Incominciò così una serie di peripezie infinite per sfuggire alle persecuzioni. In Italia, a causa del fascismo, il clima era insopportabile, e venne invitato dalla questura ad abbandonare l’Italia, nonostante avesse italianizzato il cognome in “Egri”. Cognome che trasferirà alle figlie. Riuscì ad ottenere un ingaggio con il Feyenord, prestigiosa squadra olandese, grazie all’appoggio dell’allora presidente del Torino Novo, che di tutto aveva fatto per proteggerlo. Fu fermato però in Germania, durante il viaggio in treno. Grazie ancora all’aiuto di Novo, importante imprenditore, riuscì a tornare in Ungheria, dove però era in atto una terribile persecuzione nei riguardi degli ebrei. Nel 1944 verrà internato in un campo di concentramento.
E queste cose succedevano in quegli anni, anche alle persone famose, ai privilegiati. Figurarsi agli altri.
Sarà la figlia Susanna Egri a salvarlo, grazie a dei documenti falsi e a varie peripezie, e a condurlo in Italia dove la famiglia riuscirà finalmente a riunirsi, sotto l’ala protettrice di Novo, fino al termine della guerra. Dopo la Guerra riprese finalmente ad allenare i suoi ragazzi del Grande Torino, che lo attendevano a braccia aperte. Poi, nel 1949, la tragedia aerea di Superga, che pose fine alle loro vite. I giovani gagliardi, di ritorno dalla partita a Lisbona contro il Benfica, organizzata per beneficienza, finirono la loro vita schiantandosi in quella collina avvolta dalla nebbia. Erbstein era con loro. Il destino, cinico e baro come non mai, così volle.
Susanna Egri, naturalizzata italiana, divenne una grande ballerina e coreografa, conosciuta in tutto il mondo: ancora viva e vegeta, nonostante la veneranda età di 94 anni.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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