Tema: vita di un’italiana all’estero. “Perché non scrivi qualcosa?” Inflazionato. Banale. Finisci col dire sempre le stesse cose. Se ogni italiano che fa le valigie dovesse scrivere qualcosa sull’argomento…115mila, lo scorso anno. Avranno contato anche me?
Se sì, potrei essere una di quelli di Poletti, di quelli che è meglio lasciarli andare. Tanto, cazzo ci fai in Italia con una laurea così? Anche se decidessi di giocare a calcetto, dovrei prima fare amicizia con l’arbitro. Ok, proviamo. Da Ploaghe a Bratislava e Rabat. Pensavo potessi fregarmene di casa mia, ma l’aria fuori dall’aeroporto è stata quasi uno schiaffo. “C’è lo stesso odore che c’è in Sardegna!”, ho detto al mio collega slovacco. A farmi pensare a casa hanno provveduto anche i marocchini. Ogni sera il collega slovacco deve subire lo stesso supplizio.
“Oddio, l’Italia! Che meraviglia!” Sì…più o meno. “Ah, fantastico, italiana! Io conosco Milano, mi piace un sacco! La settimana della moda!” “Ma ci sei stato?” “No, mai, non ancora. Sai, problemi col visto” “Ma il tuo collega è italiano?” “No, viene dalla Slovacchia” “Slov..E dov’è?”
Anche girovagando da soli non cambia tantissimo. Decidiamo di mangiare e il ristorante si chiama “Lago di Garda”. A Fez, nella medina, il nome di un negozio di abbigliamento è “Bella Maria”. Mehdi e Fatima sognano Roma, Trastevere, Totti. Nemmeno loro due hanno mai messo piede in Italia, ma lui parla della Raggi e di Mafia Capitale come manco potrei fare io. Ma io non ne posso più, sono stanca. Totti, poi…E infine, Gomorra e Suburra. E il collega slovacco che mostra segni di impazienza. Anche gli ultimi giorni, glielo devo ripetere a Younes e Fatima: dire Slovacchia e Cecoslovacchia non è la stessa cosa, in Slovacchia non c’è il rublo, l’Unione Sovietica è crollata nel ’91 e dire che non c’eri quando si sgretolava non è una giustificazione valida. Racconto queste cose al povero collega slovacco e gli dò anche una pacca sulla spalla. “Non te la prendere. Tutti parlano dell’Italia ma è un paese dove non funziona niente. Niente. Non me lo spiego, non lo capisco. E poi, almeno non ti chiedono di parlare di Totti” “Comunque noi abbiamo Hamsik”, dice. “Ah, vero!” Mi mordo la lingua per non fargli notare che in questi giorni marocchini Hamsik non se lo sono filato di striscio.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
16marzo1978: il giorno in cui persi l’innocenza. (di Giampaolo Cassitta)
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