La contemporaneista Anna Pellegrino, docente all’Università di Bologna e autrice della bella prefazione, ne rivendica la qualità di “libro di storia, rigoroso e documentato come tale”, negandogli quella di “racconto o romanzo”. Eppure, se dovessi dire in quattro o cinque parole di “Una sposa di guerra” di Marisa Porcu Gaias (una delle maggiori studiose sarde di storia dell’arte), appena dato in libreria dalla Edes, mi verrebbe da commentare che è uno dei più bei romanzi che abbia letto negli ultimi tempi. Non gli tolgo o gli aggiungo qualcosa, è solo un diverso punto di vista senz’altro meno ragionato e autorevole di quello del prefatrice e forse un po’ troppo inzuppato nell’umore dei sentimenti, che sono comunque quelli che per primi suscita questo racconto, vero e documentato sino all’ultima virgola, della storia di amore, matrimonio e famiglia vissuta da Paola e Mario, i genitori dell’autrice, sposi nella Sardegna della seconda guerra mondiale. Certo, non è un romanzo o un racconto se questi significano cose magari plausibili ma inventate, mentre qui si parla di cose realmente accadute non soltanto nel mondo ma anche nella vita dei protagonisti e nella quotidianità dei comprimari. E comunque il dato fondamentale, che descrive il libro sino al suo midollo, è ciò che la professoressa Pellegrino chiama “rapporto tra privato e pubblico, fra una storia e la storia”. Osserva la storica che è del tutto comune legare il privato con la grande storia, ma ricorrendo all’invenzione: qui negata, invece, all’autrice che la dimensione intima racconta con dovizia di fonti documentali le quali attestano l’esistenza di ciò che sostanzialmente è una storia d’amore. E’ la Storia così come la vivevano due innamorati che costruivano la loro storia: “In questa dimensione – dice la Pellegrino – il libro è utilissimo per ricostruire la memoria di un’epoca e di una regione, portando a nostra conoscenza e preservando quindi una serie di elementi e di circostanze altrimenti forse destinati all’oblio”.Tuttavia se romanzo è la narrazione formalmente accattivante di storie di eroi ordinari e straordinari, questo è pure un romanzo. Certamente multimediale, con il suo mostrare vere lettere e vere immagini armonicamente intrecciate alla narrazione, che alla lettura fila attraente, ma pur sempre un romanzo. E di quelli che valgono.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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