Lo so, non è il modo migliore per cominciare la giornata di riposo ma il regista dei cieli, per una ragione che mi è ancora oscura, mi ha preso i parenti migliori. Ci sono andata con mamma che, da circa cinque anni, non esce che per andare a visita specialistica da quel dottore bello bello, per rifarsi il taglio dal parrucchiere, per andare a trovare i morti e veder un po’ che si dice. La prima che incontriamo è la signora Ersilia. Spazza come una furia sulla tomba del marito con una scopa tutta spennacchiata. Mi spiega che il povero uomo non ha avuto fortuna nemmeno da morto, perché lo hanno seppellito proprio sotto a quest’albero qua, vedete? E’ quello che perde più aghi di tutti e sapete, poi, che succede? Sto per chiederglielo ma mi precede con la risposta (in realtà, Ersilia sta recitando il monologo di ogni domenica, io faccio solo da pubblico e il pubblico non chiede). Succede che poi piove e le foglie e gli aghi con la pioggia stingono, STIN GO NO, bella guaglio’, vedete? Vedete come stingono? Guardate qua, tutto il marmo bianco macchiato! E questo marmo costa SET TE MI LA euri! Allungo il collo per vedere le macchie. Vorrei far notare alla signora Ersilia che un po’ più in alto a destra c’è pure una cacata d’uccello, e quelle pure son dure da smacchiare, ma sto zitta. Lei no, lei continua e mi consiglia di sposarmi presto anche per questo, per lasciare scritto a marito e figli di pulirmi il marmo. Le dico, serafica, che mi farò cremare. Uh, che brutta cosa e perché? Perché all’essere umano riesce difficile smacchiare la vergogna, i denti e la coscienza, figuriamoci i marmi! Ersilia non capisce ma mostra a me e a mia madre il recipiente del Cif. Mia madre finge una chiamata, mi passa al cellulare qualcuno che non c’è e mi tira via. In lontananza sentiamo Ersilia imprecare contro gli uccelli. Si sarà accorta anche lei della cacata. “Ma come ti viene di risponderle in quel modo, dico io! Quella non capisce, è ignorante, ma poi finisce che passi tu per quella strana…”. Mia madre e le sue preoccupazioni. Poco più in là scorgiamo Marinella, ritta dinanzi alla tomba del marito come davanti ad uno specchio di Luisa Spagnoli a guardarsi come le scenda il cappotto nuovo (avete notato che gli uomini muoiono sempre per prima? Donne, una giustizia c’è!). Marinella è una donna ancora piacente, ha perso il marito da poco. Le malelingue, quelle stesse che, in certe occasioni, consolano dicendo che la vita continua, ora già chiacchierano sul trucco e sul parrucco che la vedova dedicherebbe ad un altro, forse presente già da prima della dipartita del consorte. Pare che si sia consolata troppo presto. Pare che la gente stabilisca anche i tempi di ripresa altrui: bisogna stare entro un certo margine altrimenti fa brutto. Io e mamma facciamo il tifo per Marinella. “Marine’, ‘e fatt bbuon! A certe cose bisogna pensarci prima, non farsi cogliere impreparati dalla morte”. Mia madre e la sua lungimiranza. Arriviamo alla cappella dei nonni (poi, un giorno, scriverò delle foto sui marmi dei cimiteri…). Don Tonino non mi vedeva, forse, dai tempi del mio primo funerale da non protagonista. Mi rimprovera. Perché non vado mai a trovare il signore in chiesa? Perché il signore è in ogni luogo, gli rispondo. Io, per esempio, lo incontro tutti i giorni in Circumvesuviana. Quando mi darai la gioia di celebrare il tuo matrimonio? Mai, gli rispondo. Mi sposerò a piedi nudi sulla spiaggia, coi cavalli, come Ridge e Brooke (a proposito, ma che fine ha fatto Beautiful???). Mia madre mi dà un pizzico per farmi smettere, don Tonino se ne accorge e, sorridendomi, dice a mamma di sapere che io scherzo. “Il guaio vero, don Toni’, è che chesta cca nun pazzeja…”. Mia madre e le sue rivelazioni. I nonni sono sempre al loro posto, fermi nelle carni e nei sorrisi di un giorno felice. Nella foto del nonno, per chi sia attento, si vede un lembo di velo del mio abito di prima comunione. Ero accanto a lui. Quando mi tagliarono da quella foto, scelta per la tomba, perché ‘pareva brutto’ che a otto anni vi finissi pure io su una tomba, scioperai e non mangiai pasta col formaggino per cinque giorni (mia madre, al tempo, non sapeva preparare altro, il ragù venne dopo). Al sesto giorno, come Pannella, mangiai di nuovo. Sono sempre stata un tipo ragionevole, in fondo. Fuori dal cimitero la solita guerra. Un tipo litiga per un euro di parcheggio abusivo. La tipa che vende i lumini ne ha aumentato il prezzo di cinquanta centesimi. Sono quelli che hanno l’adesivo di Padre Pio. Devono costare di più, mi pare ovvio. Una vecchina, che voleva comprarne due ma aveva in tasca i soldi contati sul vecchio prezzo, minaccia di parlarne al nipote che fa l’avvocato e che scriverà a Renzi. “Mamma, che pace lì, vero?” “Solo perché i morti non c’hanno più il diritto di replica”. Mia madre e le sue perle.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
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Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
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Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
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