Mi sono divagato, ieri notte, scegliendo di leggere i ragionamenti di alcuni novax. Non proprio scie chimiche o terra piatta, ma più argomentati, non dico convincenti, ma alcuni costruiti con una sapienza che direi (divento anch’io complottista, vedi a razzolare in certi siti) “fredda”, razionale, come certe campagne gestite da alcuni professionisti della propaganda politica che in tempi di elezioni si vendono al migliore offerente. Tant’è che mi hanno ricordato una vecchia storia di quando ero capocronista. Ci fu un delitto efferato e clamoroso che ora non dico perché non desidero che vengano identificati i protagonisti del fatto. Poco dopo il più abile degli investigatori messi alla caccia dell’assassino (o degli) fece sapere a me e al più abile dei cronisti messi alla caccia di notizie in merito (ricordi, Pier Luigi Piredda?) che voleva parlarci con estrema riservatezza. Concordammo immediatamente l’incontro lontano da Sassari e l’investigatore sostanzialmente ci disse: “Ragazzi, le cose sono andate così e cosà, i colpevoli sono questo e quello, al cento per cento, ma non abbiamo prove sufficienti. Tra un po’ le avremo, sono sotto controllo e sono dei chiacchieroni, in un paio di giorni li arrestiamo. Ma per due giorni abbiamo bisogno di lavorare in silenzio. Se per caso da altre fonti sapete di questa pista, vi prego, tenetela riservata: solo quarantott’ore, non è molto”. Dissi subito di sì, vista la delicatezza anche sul piano deontologico e aziendale (si trattava di tacere una notizia), ottenni pure l’immediato consenso del direttore Liuzzi e, quarantott’ore dopo, puntualmente fummo i primi a essere informati degli arresti. Cosa c’entra con i novax? C’entra perché per due giorni, quando il cronista, il direttore e io avevamo la certezza di chi fossero gli assassini e sapevamo che era una storia molto più semplice di come appariva, assistemmo a un infioramento di balle senza precedenti: si parlava di mafia internazionale, di servizi segreti, di sicari arrivati in motoscafo e di un mucchio di follie cinematografiche di cui bisognava impedire la pubblicazione per evitare, di lì a poche ore, di fare un figura vergognosa. Ecco, leggendo le motivazioni dei novax, mi sento come in quei giorni: avere la matematica certezza di vedermi sfilare davanti una parata di balle qualche volta ben costruita e di non poterci fare nulla. E senza neppure la certezza, come allora, che presto riveleremo il nome degli assassini.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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