RenÈ Magritte, DÈcalcomanie, 1966, © PhotothËque R. Magritte / Banque d'Images, Adagp, Paris, 2016
Io sono un uomo per bene, ho due figli che frequentano regolarmente la scuola , acquisto sempre i libri, tutti, ho una moglie che lavora come infermiera professionale in un grande complesso ospedaliero. Abbiamo due auto perché per spostarsi non è possibile usare i mezzi cittadini di trasporto. Io sono un uomo per bene che paga le tasse. Quelle che questo Stato si merita. Sono un architetto e qualche volta dimentico di emettere qualche fattura. Solo quelle per gli amici però. Mia moglie, in ogni caso, le tasse le paga tutte. Perché non può evadere. Ma anche perché noi facciamo parte della classe dirigente di questo paese. Io sono un uomo per bene che si è impegnato in politica. Equidistante da tutti i poli. Non mi piacciono le urla, gli schiamazzi. Diciamo che amo il centro, un centro calloso, docile e duttile nello stesso tempo. Io sono un uomo per bene che accompagno miei figli in palestra e ogni mese pago la retta. Non chiedo la ricevuta perché il titolare è un mio vecchio amico e non naviga in buone acque. Se dovesse pagare tutte le tasse la sua palestra fallirebbe. Io sono un uomo per bene che fa la fila alle poste pazientemente e non sopporta che qualcuno faccia il furbo perché in Italia è il solito paese dove solo chi non rispetta le leggi riesce ad andare avanti. Io sono un uomo per bene che acquista i quotidiani, settimanali, mensili e che si informa attraverso la televisione. Quando mi chiedono un euro per la raccolta contro qualsiasi cosa lo faccio volentieri: cancro, leucemia, paese poveri, terzo mondo, terremoti. Io sono molto solidale. Sono un uomo per bene che ascolta gli altri con tranquillità, che partecipa alle cene sociali, che organizza piccoli eventi dagli amici titolari di ristoranti e, per risparmiare, noi e loro, ci si mette d’accordo sul prezzo e niente ricevute fiscali. Io sono un uomo per bene perché faccio girare l’economia. So che siamo un paese in difficoltà e tento di spendere quello che guadagno ma sono anche parsimonioso. Ho paura che possa governare qualcuno che distrugga il futuro della mia famiglia e dei miei figli e perciò i miei risparmi non sono in Italia. Non si sa mai. Ho anche acquistato degli immobili in una città di provincia e li affitto a poveri studenti che altrimenti non riuscirebbero a laurearsi. Loro vengono da piccoli centri di periferia. Loro mi pagano ogni mese oppure quando possono. Li capisco. Non insisto moltissimo. Non hanno firmato nessun contratto proprio per questo grande concetto di libertà. Io sono un uomo per bene che ama viaggiare, andare all’estero e vedere le altre culture. Solitamente lascio sempre le mance ai ragazzi di colore che lavorano per i villaggi vacanza sparsi nel mondo. Poverini, non hanno una paga fissa, non sono assicurati, mi si stringe il cuore. Io sono un uomo per bene che aiuta anche i nuovi architetti che vengono nel mio studio per uno stage. A volte rimangono anche se non posso pagarli, a fine mese qualcosa la elargisco, ma loro sono felici di poter stare all’interno di uno studio importante. Non finiscono mai di imparare e inseriranno quell’esperienza nei loro curriculum.Io sono un uomo per bene, con due figli, una moglie, qualche piccola scappatella legata più che altro allo stress, un cane maremmano, due auto, un motorino che non inquina, faccio la raccolta differenziata e sono uno sportivo d’eccellenza. Amo questa mia vita. Io sono un uomo per bene che capisce come va il mondo e i problemi non sono gli italiani che non pagano le tasse, sono gli stranieri che distruggono il nostro mondo. Sono i delinquenti rumeni che non hanno voglia di lavorare, che non vogliono vivere in una casa, sono questi dalla pelle scura che pretendono diritti senza riconoscere i doveri. Doveri di un onesto cittadino come me, che sono un uomo per bene. Però, infine, a questi poveri ragazzi mi piange il cuore a buttarli fuori dal nostro paese e quindi, quando li vedo, nei semafori, gli regalo un euro, da vero uomo per bene che ha fatto della sua vita una strada votata alla solidarietà.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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