Capita di godersi il meritato riposo lavorativo, con un pomeriggio di cazzeggio internettiano, con tanto di tazzurella di caffè e libri sparsi attorno in attesa di lettura. Poi compare, nel magma della rete, una notizia improvvisa. Aru all’attacco, nel tappone pirenaico della Vuelta, una delle tre più importanti gare a tappe del panorama ciclistico mondiale. Aru all’attacco, che sgretola gli avversari, uno a uno. Davanti un suo compagno di squadra, l’ottimo Landa, che a sua volta sgretola i suoi compagni di fuga e funge da ponte per gli attacchi ripetuti del sardo. Aveva già ceduto, per primo, Froome, il temibile britannico vincitore del Tour, ormai fuori forma. Cede Quintana, il colombiano favorito dai bookmakers, giovane e forte su tutti i terreni, ma dato in non perfette condizioni fisiche. Poi si staccano l’onnipresente Valverde, il giovane polacco Majika, l’altro forte colombiano Chaves. Nell’ultima massacrante salita di una tappa durissima, si staccano tutti, il serpentone si allunga sotto i colpi, le rasoiate perentorie del giovane sardo che sembra indemoniato. Crolla anche la maglia rossa, il leader della classifica generale, l’olandese Damoulin. Perde terreno ma resiste a poche decine di metri il piccolo e veloce spagnolo “Purito” Rodriguez, temibile perché in grado di finali di gara al fulmicotone, e quindi in lizza per il primato della classifica generale. La gara diventa un testa a testa tra il giovane sardo, avanti di poche decine di secondi, e l’esperto spagnolo, un campione ormai da anni ai vertici del ciclismo mondiale. Corro trafelato da un sito all’altro per carpire le notizie, che mi arrivano frammentate. Aggiorno le dirette “live” in continuazione, per capire l’evolversi della situazione. Purtroppo la Rai non ha acquisito i diritti televisivi della Vuelta. Non mi era mai capitato di seguire una impresa sportiva su internet. Ho rimpianto almeno di avere la radiocronaca, come ai tempi, fino agli anni ’60, in cui l’Italia restava incollata alla radio seguendo le imprese dei grandi ciclisti, Coppi, Bartali, Magni, o dei pugili come Benvenuti, Mazzinghi, o del grande Milan, della grande Inter. Inseguo i frammenti di notizie, mentre il giovane sardo spinge sui pedali alla ricerca dell’agognato simbolo del primato, ma dietro “Purito” non molla, insieme all’altro spagnolo Moreno, altro ciclista di vertice. Poi le notizie iniziano a diventare sempre più delle conferme. Aru vola verso la maglia rossa, Aru è in maglia rossa. Un’altra impresa del campione di Villacidro, la conquista del primato, dopo il secondo posto al Giro d’Italia e aver avuto la soddisfazione di indossare la maglia rosa. Sarà certamente dura, difendere la maglia rossa fino alla fine della Vuelta, con tutti i campioni che quest’anno sono presenti. Rodriguez è staccato, in classifica generale, di soli 27 secondi, l’ex leader Damoulin è terzo a 30”. Poi gli altri ad oltre un minuto e mezzo, ma tutti grandi campioni, gente esperta e temibile. Distacchi lievi, quindi tutto ancora in ballo per la vittoria finale. Per il momento, ci godiamo l’impresa sportiva di un nostro conterraneo. Nell’era di internet, cambia il modo con cui si veicolano le notizie, e le imprese sportive assumono toni e trasmettono emozioni diverse. Cambia anche la geografia del ciclismo, come ho scritto in un altro articolo; non sono solo toscani e padani ad emergere, ma anche meridionali, in particolare siciliani, e ora anche sardi. Il ciclismo è uno sport duro, di grande tenuta psicologica e di grande sacrificio, tutte doti che non mancano all’atleta sardo. L’impresa di vincere un grande giro è ancora lontana, c’è ancora molta strada da fare, ma Aru è un ragazzo umile che conosce i suoi limiti e che, però, ha la caratura del grande atleta, del grande ciclista. Ne vedremo delle belle.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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