A me di questo Insinna non è che me ne fotta granché. Anzi, avevo provato l’ennesimo sconcerto quando per un paio di banalità buoniste dette a Bianca Berlinguer si era fatto la fama di filosofo neosocialista. Il problema è che il contesto nel quale ha detto parolacce e roba offensiva anche nei riguardi di una concorrente era del tutto privato, molto simile alle quotidiane riunioni di redazione di un giornale. Sono circostanze delle quali ho lunga esperienza. Lì si dice di tutto, senza credere pressoché a nessuno degli insulti e degli improperi che scappano di bocca. Immagino con raccapriccio: se qualcuno avesse acceso un registratore in una di queste riunioni? Penso a tutte le volte che facendo il duro con i colleghi ho detto oppure ho sentito dire: “Ma questo coglione doveva farsi ammazzare proprio a quest’ora che non facciamo in tempo a fare più di un pezzo, se si faceva ammazzare un’ora fa tiravamo fuori due pagine e vendevamo qualche migliaio in più”. E voi ritenete che davvero volessi dare del coglione al morto? O che sia davvero cinico e a mia volta coglione come una frase del genere, isolata così, farebbe supporre? Se lo pensate, mi sa che i coglioni non siamo né il morto né io. Indovinate voi chi. Insomma, magari ora qualcuno nasconderà un registratore nel cesso di Insinna per poi diffondere un file nel quale si documenti che è un cafone perché emette rumori sconci. Mi sa che più o meno siamo a questi livelli di violazione del privato. Dimenticando che a chiunque nel privato, che sia un cesso o una riunione ristretta, succede di emettere parole e rumori sconci.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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