Possiamo, per una volta, far finta che questo sia un Paese civile e democratico, nel quale un referendum sia solo un momento di democrazia diretta e non una guerra scandita da insulti? Possibile che non si sappia andare oltre la reciproca accusa di avere sposato la propria posizione per interesse o per ordine di squadra e non per reale convinzione o per puro principio? Non so ancora se al referendum voterò per il sì o per il no e non so quando riuscirò ad uscire da questa incertezza. Riconosco ad entrambi i partiti buone ragioni e il confronto, nel merito, mi sembra il crocevia istituzionale di un paese civile e democratico. Capisco la posizione di chi vuole difendere la Costituzione e la sua tradizione partigiana da modifiche azzardate, mi preoccupano i dubbi sulla compatibilità tra Statuto sardo e nuovo assetto del Senato, ma capisco anche chi ritiene questo cambiamento necessario e rifiuta di vedere la Legge fondamentale come un inviolabile pezzo da museo. Capisco tutti. Non capisco la solita deriva che trasforma un affascinante dibattito in rissa tra “quelli che vogliono distruggere la Costituzione perché Renzi così ha ordinato” e “quelli che preferiscono vedere morire l’Italia pur di distruggere Renzi”. Serve a qualcosa questa sistematica delegittimazione dell’avversario, questa demonizzazione di chi la pensa diversamente?
Avete mai avuto l’opportunità di entrare in una scuola superiore e scambiare quattro chiacchiere con i ragazzi sulla loro visione della politica? Quasi tutti vi diranno che è uno schifo, una roba per corrotti, un palude da cui si vogliono tenere alla larga. La pensano così perché hanno sempre visto le Istituzioni rappresentate come luogo del malaffare, della corruzione e del guadagno illecito, uno schifo senza attenuanti. Raccontare la politica in questo modo, più che generare indignazione e reazione, provoca rassegnazione e disinteresse. Sarà forse il caso di tornare alla politica, alle idee, al rispetto. Si chiama democrazia ed il referendum è una delle sue conquiste.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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