“Siamo già in troppi in Italia, non c’è spazio per altri”. È una delle più comuni argomentazioni addotte da quelli che vogliono alzare un muro contro l’immigrazione in Italia e propongono di bombardare i barconi, magari anche affogando i passeggeri che trasportano. Andiamo ora su wikipedia e cerchiamo la classifica degli Stati per densità di popolazione, cioè il rapporto superficie territoriale/abitanti. L’Italia è al 42esimo posto nel mondo. Nei primi cinque posti troviamo Montecarlo, Hong Kong e il Vaticano, luoghi notoriamente affollati di profughi. Anche Germania e Belgio stanno prima di noi. Basta una rapidissima ricerca sul web per smascherare un postulato insussistente.
Al che, i nemici del profugo ti dicono che non è lo spazio che manca, ma le risorse. Andiamo dunque a cercare dei dati. Secondo il ministero dell’Interno, l’accoglienza degli immigrati costa allo Stato 9.3 milioni di euro al mese e 116.6 all’anno. Una bella cifra, indubbiamente. Facciamo un po’ di raffronti. Sapete quanto costano allo Stato italiano i vitalizi di parlamentari e consiglieri regionali in pensione? 406 milioni di euro, quasi quattro volte il costo annuo dell’accoglienza dei disperati. Come diceva quel tale? Le classi dominanti compiono il loro capolavoro quando riescono a farci credere che il nostro problema sia chi sta peggio di noi.
Ora andate su Google e cercate “spesa per animali domestici in Italia”. Vi apparirà una pagina del Sole 24 ore del 2012. Se la leggete, scoprirete che in quell’anno in Italia si sono spesi 1 miliardo e 604 milioni di euro in crocchette per cani, gatti e altri animali domestici. Quindici volte il costo dell’accoglienza. Conosco l’obiezione: mantenere un animale domestico è una libera scelta, accogliere un immigrato a spese dei contribuenti no. Proprio qua volevo arrivare. Perché da questa risposta si deduce che per una parte di italiani un profugo vale meno di un cane.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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