Questo post parla di un politico. Ma se ne faccio il nome, vanifico il post. Questo politico è un deputato italiano al Parlamento Europeo ed è sindaco di un Comune dell’Alta Italia. Una settimana fa si è fatto fotografare per un manifesto autopromozionale: calzoni calati fino alle caviglie, giacca regolarmente indossata e capelli impomatati, il nostro sedeva sulla tazza di un gabinetto e porgeva un sorriso carico di soddisfazione all’obiettivo che ne fissava la posa. Il messaggio dovrebbe essere questo: sono al vostro servizio sempre, persino quando mi scappa la cacca. Questo signore è diventato famoso sventolando pesci durante le sedute del Parlamento, spogliandosi davanti alle telecamere per protestare contro il governo Renzi e portando nelle sedi comunitarie ogni possibile manifestazione di omofobia e razzismo, purché plateale e sguaiata. Non si ricorda nessuna iniziativa politica propriamente detta, eppure il suo nome è spesso sulle cronache. Ha capito come funziona, il tizio: queste trovate attirano telecamere e i titoli dei giornali, cosicché di lui si parla sempre e la popolarità aumenta. Probabilmente avrà uno spin doctor o un responsabile marketing che, di volta in volta, gli consigliano la sceneggiata da interpretare. E siccome abbiamo sempre più difficoltà a distinguere il politico dal presentatore televisivo dalla battuta pronta, non vi è dubbio che il seguito di un simile elemento crescerà ogni giorno di più e tanta gente lo trovi simpatico. Serve a qualcosa o a qualcuno concedere attenzione a chi squalifica la politica in questo modo, magari defraudando di quell’attenzione politici che il loro dovere istituzionale lo compiono in pieno, studiando e lavorando a proposte o iniziative serie? Una volta, le redazioni ignoravano i mitomani che un giorno sì e l’altro pure minacciavano di buttarsi da un palazzo, perché offrire loro visibilità significa esporsi al rischio dell’emulazione. Con soggetti come questo politico occorrerebbe fare lo stesso. Ignorarli, per evitare che la loro degradante interpretazione del ruolo istituzionale possa diventare contagiosa.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design