Tito Boeri, presidente dell’Inps, ha un grande cruccio: i pensionati italiani che se la svignano all’estero per pagare meno tasse e godersi la vecchiaia. Per il momento sono poche migliaia, ma il flusso, con il passa parola, è sempre più rapido. Ci sono i benefici fiscali (per evitare la doppia tassazione sia del paese erogante la prestazione pensionistica, sia del paese ospitante) che sono cospicui: la pensione in Italia viene tassata pressoché come un reddito da lavoro pur essendo frutto di versamenti obbligatori durante tutta la vita lavorativa mentre all’estero le tasse sono più basse se non addirittura azzerate nelle nazioni che puntano proprio sui pensionati (come il Portogallo) per accelerare le loro economie. E poi c’è il vantaggio dell’Iva: il 22 per cento in Italia, molto meno in quasi tutti i paesi europei. Per non parlare dei prezzi: l’Italia è, come si dice, cara come il fuoco, soprattutto nei servizi. Paghiamo le inefficienze di sistema e una scarsissima tutela dei consumatori. Quanto al sistema sanitario, ne conosciamo i limiti, i costi e non siamo neppure ai massimi standard qualitativi. Per non parlare degli affitti: per quello che si chiede ad Alghero per un bilocale a luglio e agosto, alle Canarie si affitta una villa per sei mesi. Nel Sud del Portogallo per un anno, in Centro America rischi di acquistarla. Dunque, Tito Boeri, invece di preoccuparsi dei 24mila inefficientissimi dipendenti Inps vuole prendersela con i pensionati in fuga che sono ancora poche migliaia anche se nel 2014 sono cresciuti del 65 per cento. E glissa quando si fa notare che a fronte di poche migliaia di pensionati, sono decine di migliaia i giovani (spesso laureati) che vanno a lavorare all’estero con un doppio danno: minor gettito fiscale e perdita netta di un capitale umano che è stato faticosamente preparato a spese di tutta la comunità. A loro Boeri non ha niente da tagliare, neppure gli ammortizzatori sociali. Se l’Italia non è un paese per vecchi e neppure per giovani, un paese per chi è? Per gli incompetenti, gli intrallazzatori e i politici garantiti da super-prebende e super-vitalizi e che tutelano solo se stessi e gli amici. Facciamo un esempio serio di programmazione economica. Vogliamo fermare la fuga di vecchietti e di cervelli all’estero? Rendiamo competitivo il Sud dell’Italia. Cosa ha meno delle Canarie o dell’Algarve o della Costa del Sol la Sardegna? Clima e bellezze naturali sono come minimo commensurabili se non superiori. Parliamo di luoghi veri, con una cultura e tradizioni innegabili. E allora perché la Sardegna non è neppure lontanamente la Gran Canaria d’Italia? Perché i nostri centri turistici muoiono a ottobre e riaprono a Pasqua, solo se alta. Perché venire in Sardegna costa una tombola, perché gli affitti sono spropositati, perché nei ristoranti si paga a febbraio come ad agosto e anche più che a Milano. Insomma l’isola del turismo non è un’isola per nordici (e includo anche i lombardi) che vogliono svernare in un’isola temperata, con tanto sole e tante occasioni di conoscere gente vera. Signor Boeri, invece di tagliare le pensioni degli anziani in fuga (tanto chi prende mille euro al mese campa meglio alle Canarie che a Milano anche con 800) si faccia promotore di una sana programmazione perché il Sud del nostro paese possa essere il Sud dell’Europa, il buen retiro per tutto un continente. In Sardegna basterebbe poco: prezzi dei collegamenti commensurati a quelli verso le mete d’oro del “dolce esilio” dei nostri anziani; una efficiente rete di collegamenti interni; una maggiore attenzione alla sicurezza; una campagna per recuperare l’immenso patrimonio abitativo dei paesi non sulle coste con qualche aiutino fiscale a chi ristruttura per sé o per ultra 65enni queste case; impedire ai Comuni di applicare le aliquote massime delle tasse sugli immobili a chi è pensionato e non residente; e poi facilitazioni agli anziani che convivono, magari una social card per avere qualche sconto in più. Lei signor Boeri saprà certamente trovare qualche altra diavoleria che io nemmeno immagino. Basterebbero queste poche idee per fare della Sardegna una meta turistico-residenziale per tutto l’anno con riflessi sui prezzi e la qualità dei servizi che oggi sono basati su una stagione che è al massimo di tre mesi. Non riesco a quantificare i benefici in termini di occupazione, di maggior gettito fiscale, di accelerazione dell’economia, di riconversione, di riassorbimento di ammortizzatori sociali, ma saranno certamente notevoli. Invece di tagliare le pensioni a chi fugge, aiutate chi resta a ritrovare il nostro sole del Sud che non può più permettersi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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