La notizia più fresca è che tutti gli 81 dipendenti di Forza Italia sono stati licenziati. La struttura amministrativa del partito, senza il finanziamento pubblico, non poteva reggere ai costi, per cui Berlusconi ha deciso di smontare tutto. Mandando a casa tra gli altri anche il suo cameraman personale, Roberto Gasparotti, che per vent’anni ha curato l’immagine televisiva di Sua Emittenza. Quello che in occasione del discorso “L’Italia è il Paese che amo” gli consigliò di volgere a favore di telecamera le cornici con i ritratti di famiglia. Se volete saperne di più, abbiamo anche un sito internet: licenziatidasilvio.it Certe notizie, secondo me, vanno lette andando a ritroso nella storia. Quando, nel 1994, Berlusconi vinse le elezioni – nei tre mesi che gli bastarono per mettere su le fondamenta di un partito e avviare una campagna elettorale martellante – il più noto degli slogan era quello del milione di posti di lavoro. Berlusconi promise un milione di posti di lavoro in più: lo dico per chi era troppo piccolo per ricordare, per chi allora non si interessava di politica o per chi non ricorda e basta. L’intruglio dolciastro che gli italiani si bevvero era riassumibile nella seguente formula: “Io sono quello del fare, vengo dal privato e so valorizzare il merito, non sono un politico di professione, non ho legami clientelari e se uno non funziona lo caccio, mica come certi incapaci della pubblica amministrazione che restano incollati alla loro sedia vita natural durante”. Trapiantare nelle istituzioni questo spirito da capitano d’azienda avrebbe dovuto risollevare l’Italia, previa eliminazione di certi parassiti statali burocrati e politici. Eliminando la spesa della pubblica amministrazione ed estirpando le incompetenze di certi apparati statali il gioco sarebbe stato fatto. Venne così lentamente inculcato l’odio verso tutto ciò che era pubblico ed esaltato tutto quel che scaturiva da iniziativa privata. Chi falliva o si dimostrava incapace andava rimosso, licenziato, espulso. Sono passati ventuno anni, da allora. Berlusconi ha avuto in mano l’Italia per una decina d’anni da capo del governo e un peso politico determinante anche quando non comandava lui. Tempo più che sufficiente per realizzare il suo programma. Il milione di posti di lavoro era solo uno slogan, lo abbiamo capito da tempo. Ma oggi, ventuno anni dopo, sappiamo che il partito Forza Italia – strumento attuativo di quel New Deal – deve licenziare i suoi stessi dipendenti, non potendo sopravvivere senza sostegno pubblico. Bisogna prendere atto di un fallimento, come ammetterebbe ogni manager dell’impresa privata. A proposito: i dipendenti di Forza Italia andranno probabilmente in cassa integrazione. Cioè a carico dello Stato.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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