Un abito crema e il sorriso costruito sul mare. Questo è il ricordo, solare, che ho di Mario Esposito, per tutti Dr.Esposito, magistrato di sorveglianza che oggi ci ha lasciato.Era il 1984 quando le nostre strade si incontrarono e si sovrapposero. Mestiere complesso per entrambi. Storie da vivisezionare, da ricostruire, da cesellare. Decisioni da intraprendere in base alle parole di operatori che molte volte sbagliavano. “Chi me lo dice che il detenuto non fugge?” mi chiedeva quando si trovava davanti ad una relazione forse un po’ troppo generosa. “Faccio l’educatore, mica l’indovino”, rispondevo. E lui scommetteva. Ha scommesso su molte persone, qualche volta sbagliando, moltissime volte concedendo i benefici ai detenuti con qualche remora – giustificata – ma mai, proprio mai, ha sospeso o rimandato un giudizio. E’ stato tradito da un sequestratore di persona che da falso “balente” aveva promesso il rientro puntuale al permesso. Lo fece per tre volte e al quarto scappò. Lui, Dr.Esposito, attese che la giustizia, seppur lentamente, facesse il suo corso e quando fu riacciuffato lo volle ancora all’Asinara, a Fornelli, per interrogarlo e salutarlo senza porgergli la mano: “Non me l’aveva toccata quando mi promise che sarebbe rientrato, dovevamo capirlo che ci avrebbe fregati”, mi disse lasciando la cella. Due episodi servono per comprendere la pasta dell’uomo e del magistrato. Il primo legato ad un’evasione di un permesso da parte di un ragazzo napoletano che si consegnò dopo un mese. Anche lui rientrò a Fornelli e fu interrogato dal Dr. Esposito: “L’ho fatto per amore. Ho conosciuto una bellissima ragazza. Come potevo dirle che l’amore stava scadendo e dovevo rientrare in carcere?”. Quella ragazza si presentò un giorno sulla Cantiello per effettuare il colloquio con il detenuto. Si sposarono e dopo tre anni il Dr. Esposito concesse al detenuto la semilibertà.Il secondo episodio è legato al più strano matrimonio che si è celebrato sull’isola. Un ragazzo non poteva ottenere nessun permesso premio ma voleva sposare comunque il suo grande amore. Giunsero con la Cantiello il sindaco, la torta e la sposa vestita di bianco insieme ad alcuni parenti. Era d’estate e il Dr. Esposito, grande amante del mare, era presente sull’isola. Ci incrociammo nel porto di Cala d’Oliva mentre si stava preparando per recarsi, in barca, a Punta Sabina. “Ci vorrebbe un suo regalo a questo triste matrimonio”, gli dissi. Mi guardò e non rispose. Si recò in pantaloncini e maglietta verso gli uffici e lo seguii. Entrò nel mio ufficio prese un foglio e scrisse con la sua bellissima e ordinata calligrafia: “il detenuto non può ottenere un permesso premio, ma questo magistrato ritiene che trascorrere la prima notte di nozze con la moglie sia un grave (in senso positivo) motivo per la concessione del permesso ai sensi dell’articolo 30 della L. 354/75″.Lo firmò e disse di dettarlo per telefono al PM di turno (a quei tempi esistevano solo i telex) e gli sposini lasciarono l’Asinara salutando felici a bordo della Cantiello. Ovviamente il detenuto rientrò puntualmente e ottenne, in seguito, la semilibertà. Mario Esposito è stato un magistrato con moltissime storie da raccontare. M’innamorai della sua esperienza a Mogadiscio, come giudice italiano nella ex colonia somala. Passammo molte estati con leggerezza tra Punta Sabina e Cala Reale a mangiare il pesce che lui, da buon sub, riusciva a pescare. Quelle giornate infinite e gonfie di mare trascorse insieme a sua moglie (morta da qualche anno) e i suoi figli Luigi e Anna Maria, ai quali sono da allora legato. Sono state giornate piene di sorrisi, di battute sagaci, di racconti fantastici. E’ stato, per me, un padre, un mentore, uno che mi ha insegnato a guardare alla vita con sicurezza. “Ricordati, vivi sempre da protagonista”, mi diceva “ma non prenderti troppo sul serio. Per quello c’è sempre tempo”. Addio Dr. Mario Esposito, compagno di un viaggio fantastico in un’isola che sentiva, come me, terribilmente sua. E l’Asinara, oggi, ha perduto un amante sincero. Io ho perduto un maestro, un amico, un grande affabulatore e innamorato della musica. La sua canzone preferita era “Un uomo in frack” che cantavamo a squarciagola nelle notti di Cala d’Oliva tra il silenzio e le stelle. Cosi, oggi, in un silenzio dolce, inusuale, lui s’avvicina lentamente, con incedere elegante, con l’aspetto trasognato malinconico ed assente e lentamente se ne va. E con lui un pezzo di Asinara. E di noi. Nella foto, del 1987, la barchetta del Dr. Mario Esposito che utilizzava d’estate, all’Asinara.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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