Sentendo certe fantasiose teorie diffuse dai microfoni di Radio Maria sulle cause di epidemie e terremoti, vi sarà certamente capitato di chiedervi se i conduttori dell’emittente non siano per caso arcigni predicatori medievali catapultati nel presente da qualche inspiegabile fenomeno spazio-temporale. La storia dice altro. Radio Maria nasce ad Arcellasco d’Erba, in provincia di Como, in un giorno imprecisato del 1982, per volontà del parroco Mario Galbiati che voleva farne l’emittente del paese. Trasmette solo preghiere collettive, sermoni ed omelie, ma in breve la formula riscuote un inaspettato successo cosicché, nel 1987, nasce l”Associazione Radio Maria e la sfera di influenza dell’emittente si estende a tutta Italia. Non voglio farvela tanto lunga, perché sapete benissimo come le offerte dei fedeli e i finanziamenti pubblici abbiano trasformato la minuscola radio parrocchiale – nel frattempo sottratta al controllo di Don Galbiati – in un potente e capillare mezzo di propaganda cattolica, ricevibile in tutto il mondo e con una media di circa 2 milioni di ascoltatori giornalieri nella sola Italia. Leggendaria è la tenacia del segnale di Radio Maria, capace di penetrare anche nei luoghi più sperduti grazie agli 850 ripetitori sparsi dalle Alpi alla Sicilia. Neppure la Rai ne ha così tanti.
Io ne sentii parlare, per la prima volta, a metà degli anni novanta. Non perché mi fossi improvvisamente convertito al suo ascolto, ma perché l’emittente per la quale collaboravo venne contattata dai dirigenti di Radio Maria. Erano i tempi della legge Mammì e del riordino delle frequenze radiotelevisive: la piccola Radio Arzachena, fondata il 4 gennaio del 1977, non poteva reggere alla nuova normativa, come tante altre radio libere costrette nei mesi seguenti ad alzare bandiera bianca. La proposta prevedeva che Radio Arzachena diventasse un ripetitore di Radio Maria, che così avrebbe coperto anche il mercato del nord est della Sardegna. Dagli acquirenti, se l’affare fosse andato in porto, avremmo ricevuto parabole e trasmettitori per realizzare tecnicamente la trasformazione. Ai dirigenti della mia piccola radio, che annaspava per la mancanza di mezzi dopo quasi vent’anni di attività, gli emissari di Radio Maria spiegarono di avere assoluta necessità di investire, tanta era la disponibilità economica derivante dalle offerte dei fedeli. Ero giovane e facile all’indignazione: non nascondo di aver provato un certo senso di nausea, per quella che ritenevo un’ingiustizia. Invece poi non se ne fece nulla e le frequenze 88.2, 90.6 e 99.6 in Fm passarono a Radio Deejay, del Gruppo Espresso. Meglio così: io alle prediche di don Livio Fanzaga preferisco quelle di Fabio Volo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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