Galeazzo Ciano nacque il 18 marzo del 1903 ed è per questo che la Macchina del tempo oggi parla di lui. Ma naturalmente la data importante della sua vita non è quella in cui nacque ma quella in cui morì, fucilato dai fascisti con il consenso del padre di sua moglie. Ciano traditore del Duce che lo aveva beneficato è sempre stato la bestia nera degli avanzi di fascismo copiosamente sopravvissuti nell’Italia democratica. Persino certi stronzetti contemporanei che il Fascismo non se lo leggono neppure nei libri di storia e però vanno in giro a picchiare la gente quando sono sicuri che non c’è pericolo, parlano di Ciano traditore. E’ forse per questo che, in una irrazionale reazione, qualche volta Ciano suscita una qualche simpatia negli antifascisti. Come me, per esempio. Ma sono sensazioni di un attimo. Poi penso alla sua vita da cortigiano di famiglia del potere nero (perché in quel momento c’era quello, ma penso che qualsiasi altro gli sarebbe andato bene, purché potere), all’entusiasmo con il quale appoggiò gli eccidi di Franco nella guerra civile spagnola, alla sua concezione spietata del colonialismo, alla parte che ebbe nell’infame assassinio dei fratelli Rosselli in terra di Francia e, insomma, quella pallida simpatia viene subito meno. Dice che era antitedesco, che fu il vero protagonista della “Grande illusione” del 1939, quando gli italiani si convinsero che il Paese non sarebbe entrato in guerra. Ma chi lo dice? Lo dice lui nel suo Diario. Ci sono poche testimonianze in merito. Certo, era antipatico alla diplomazia nazista, ma più che altro perché lo consideravano uno sbruffone. Insomma, non è che sia andato a dirlo più di tanto in giro che quella guerra non gli piaceva. E’ vero che a un certo punto Mussolini gli ha detto “mi dispiace, figlio mio” e nei rapporti con gli alleati lo ha sostituito con qualcuno più congeniale ai crucchi. Ma da qui a farne un eroe ne passa. Poi il Gran Consiglio, il voto di Ciano contro Mussolini e la sua fine da tragedia greca in un’Italia metà fascista e metà antifascista dove sopra comandava una marionetta di Hitler e sotto un re pavido e traditore che dopo avere regalato l’Italia a Mussolini aveva tentato di togliergliela fuggendosene e lasciando i sudditi nella merda. Anzi, nel sangue. Insomma, una classe dirigente fascista e sabauda dove il più buono andava impiccato con le budella del più cattivo. Tutto qui, in sostanza, il teatro del dramma di Galeazzo Ciano, fucilato alle spalle dal padre di sua moglie.
In alto, la fucilazione di Galeazzo Ciano a Verona nel 1944
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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