Ogni tanto incontro un amico poliziotto. Lavora alla frontiera e lo costringono a cambiare sede più volte l’anno. Ma lui ha sempre voluto fare il poliziotto, da quando era bambino. Qualche sera fa mi ha raccontato che con queste nuove misure antiterrorismo la vita per lui si è fatta più dura. Perché i controlli sono più intensi e i dubbi di coscienza più frequenti. “Abbiamo fermato una famiglia di afghani senza documenti e il giudice ha disposto l’arresto immediato, anche se io gli ho fatto presente che della famiglia faceva parte una donna di 83 anni. Hanno arrestato anche lei. Io ho cercato di indurre alla clemenza il giudice, ma non c’è stato nulla da fare”. Capisco che di quell’arresto si sente in parte responsabile: un boccone amaro rimastogli incastrato in gola. Forse perché il mio amico poliziotto è stato migrante anche lui. “A Londra, un fine settimana, ero rimasto senza una sterlina. Avevo un bancomat, ma ci fu uno sciopero degli sportelli e non funzionava. Non avevo una sterlina. Non avevo nulla da mangiare a casa e non potevo comprarmi nulla. Non conoscevo nessuno cui poter chiedere aiuto. I miei amici stavano dalla parte opposta della città, ma senza soldi non potevo prendere la metro né il bus e andarci a piedi non era possibile. Troppo lontano. Rimasi due giorni senza mettere niente in pancia. E mi ricordo che durante quel digiuno vidi passare per il quartiere il ragazzo che distribuiva i cartoni del latte. Passò proprio davanti al portone, mentre io uscivo in cerca di qualcosa. Ebbi, fortissima, la tentazione di rubare uno di quei cartoni di latte: bastava allungare la mano e strapparlo dalla sporta. Forse non se ne sarebbe accorto. Volevo rubare qualcosa per fame. Esitai per paura che mi scoprisse e dopo quell’istante di incertezza il ragazzo del latte era già lontano, al sicuro dalla mia tentazione. Aspettai un altro giorno prima di avere i soldi sufficienti per una colazione all’inglese, con le uova e il bacon, una delle più buone della mia vita”. Ora il mio amico sta alla frontiera e chiede i documenti ai migranti, con la tempesta nel cuore di chi è stato a sua volta migrante. Ogni volta che ne ferma qualcuno, gli torna in mente quelle volta che per fame, in un paese sconosciuto, voleva rubare un cartone di latte.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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