Sardegnablogger ospita un appello di Marco Mario Loche sull’importanza della donazione del midollo osseo.
Mi chiesero di aderire all’ADMO nel 2001, all’ospedale di Bolzano, in occasione di una donazione di sangue. Non ci avevo mai pensato e, come tanti, non avevo mai preso l’iniziativa d’informarmi. Il medico mi chiese: “Ha mai pensato di diventare donatore di midollo?” e mi spiegò quanto fosse semplice, innocuo per il donatore, importante per il ricevente. Accettai e, dopo poco tempo, lo stesso medico mi chiamò per un secondo esame del sangue perché qualcuno, dell’altra parte del mondo, aveva una prima corrispondenza con me. Tornai al centro trasfusionale e, sempre lo stesso medico, mi spiegò i passi successivi. Era un’emozione indescrivibile, mi sentivo quasi un eroe. Mi fece compilare alte carte, addirittura una dichiarazione di disponibilità a viaggiare per permettere il prelievo nello stesso paese del ricevente. Pochi giorni dopo un’altra telefonata: gli altri esami non erano andati come avremmo voluto, il mio midollo non era così compatibile come avevamo creduto e non avrei, per questo volta, donato. Mi sentii inutile, vuoto, triste. Pensai e mi chiesi se, dall’altra parte del mondo, quel paziente fosse stato informato, come me, di questa prima corrispondenza e immaginai la profonda delusione, la speranza smarrita di questo uomo, donna o, peggio, bambino. Ma poi mi dissi che, logicamente, nessuno poteva essere stato così incosciente da alimentare una speranza così effimera in una persona che a quella speranza appendeva la sua vita. Se grande era la mia, la delusione, immagino quanto potesse essere quella dall’altra parte del mondo. Da quel giorno non mi chiamarono più ma, ancora oggi, spero in una nuova telefonata che mi faccia battere il cuore come 15 anni fa. Col racconto di questa mia piccola esperienza vorrei invitare, tutti coloro che leggeranno questa nota, tra i 18 e i 40/45 anni in buona salute, a rivolgersi ad un centro ADMO (ww.admo.it) e a farsi “tipizzare”. Anche solo per informazioni, rivolgetevi ai centri ADMO. Un solo donatore, tra centomila, è compatibile con un malato che non aspetta altro per tornare a vivere una vita normale. E quel solo donatore, felice, potrebbe essere tra di Voi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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