La prima puntata dello Zecchino d’oro fu trasmessa il 23 settembre 1959. Avevo poco più d’un mese e la trasmissione ha dunque la mia età. Sessant’anni. A cantare con quelle voci bianche, a ridere di Richetto, sempre bocciato e ripetente in prima elementare, Topo Gigio, il leprotto Pim Pum Pam, Popoff, il walzer del moscerino, 44 gatti sempre in fila per tre con il resto di due. Un rito quasi come Sanremo. Mamma acquistò, nel 1968, l’LP dello zecchino che chissà che fine ha fatto. Un po’ mi dispiace non ritrovarmelo fra i miei dischi, tra Guccini e Battisti, tra i Doors e in Pink Floyd. Avrebbe fatto gioiosamente la sua bella figura. Ritornare allo zecchino d’oro significa riprendere la fiaba di Mago Zurlì, un grandissimo Cino Tortorella, ritornare da quelle parti significa ricordare il piccolo sorriso di Mariele Ventre, cantare a squarciagola dei motivi ripetitivi e simpatici, un po’ come il rap di questi anni. Lo zecchino d’oro era qualcosa in più della TV dei ragazzi, di Padre Tobia e di Gianni e il magico Alverman ma un po’ di meno del Festival di Sanremo che per mia madre era cosa “per grandi”. Lo zecchino era, invece, il nostro piccolo mondo. Se ne discuteva a scuola con la maestra, con i compagni e qualcuno immaginava di poterci andare per cantare una canzone. Non era per diventare famosi ma era semplicemente il gusto di finire in televisione e conoscere Mago Zurlì. Ci abbiamo creduto a questa piccola favola, un po’ come a Pinocchio, Cenerentola e Biancaneve. Siamo stati immersi dentro queste note: tra Tippy, il coniglietto hippy e il caffè della Peppina. La mia preferita? Lo confesso: Dagli una spinta. Avevamo, a casa, una Fiat 500 scassata e la canzone divenne l’inno della mia infanzia.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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