Vedendo Salvini in tuta da sci gialla su sfondo bianco innevato, reggere con una mano il tagliere di lardo aromatizzato e speck e con l’altra innalzare al cielo un calice di prosecco, ho pensato che questa immagine possa essere la raffigurazione della personale vittoria di un uomo tornato ad essere felice. Ma ho anche pensato che questa foto sia sufficiente a spiegare gli ultimi mesi di politica interna. Qualcuno ricorda per quale motivo, ormai sei mesi fa, Salvini e i Cinquestelle litigarono al punto da sfasciare l’alleanza di governo? Siamo così saturi di informazioni da dimenticarle facilmente. Ma stavolta non credo sia un problema di memoria corta, credo il problema sia proprio che nessuno ha mai capito fino in fondo quale fosse la ragione della rottura. Sì, tanti piccoli screzi e battibecchi, ma ormai Salvini aveva addomesticato i Cinquestelle, portandoli sulle sue posizioni. Io la mia spiegazione l’ho trovata in quella foto alpina, in cui Salvini appare orgogliosamente spettinato e con la barba di tre giorni. Salvini in quel governo era ministro dell’Interno. Per quanto la sua presenza al Viminale fosse limitata e ridotta, la cravatta doveva indossarla tutti i giorni, tutti i giorni gli toccavano noiose e inconcludenti riunioni, tutti i giorni doveva firmare degli atti che magari gli toccava pure leggere o ascoltare, mentre il suo staff cercava di riassumerglieli. Una vitaccia, per uno come lui, abituato a vagare tra beach club e chalet. Ricordo che una volta, in quel periodo da ministro, postò una malinconica foto su un aereo di Stato, in cui si autocommiserava mostrando il suo pranzo: un pacchetto di biscotti Togo o Ringo, non ricordo bene. Ad un certo punto Salvini di quella vita non ne ha potuto più. E con una serie di pretesti ha costretto alle dimissioni Conte, mandando all’aria quel governo. Non a caso, nei giorni delle feste al Papeete. E così il nostro uomo ha ripreso a fare la vita che più gli piace. Sagre, feste, polenta e nutella, al mare e in montagna, dicendo alla gente quel che la gente vuole sentire, dicendo che tutto quel che fa il governo è sbagliato ma restando sempre sul vago sulle soluzioni. E senza il pericolo che qualcuno possa contestarlo, perché lui al governo non c’è più e la colpa è degli altri. Dentro quella foto di Salvini in tuta gialla c’è una crisi di governo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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